Sesso e famiglia prima del Sessantotto

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Sesso e famiglia prima del Sessantotto

04 Gennaio 2008

Sarebbe stato facile, a un passo dal quarantesimo anniversario della contestazione giovanile del 1968, scrivere un libro sull’Inghilterra di quegli anni. Londra, il rock ‘n’ roll, le proteste in piazza… Sarebbe stato facile: troppo facile, per un romanziere di razza come Ian McEwan. E cosa fa allora il nostro scrittore, reduce dal clamoroso successo di Espiazione pubblica un libro ambientato nell’Inghilterra perbenista del 1962, limitando il profumo della rivoluzione alle ultime cinque pagine, ambientate nel futuro. Questo dovrebbe fare uno scrittore: scrivere quello che gli altri non dicono. E mentre centinaia di libri elogeranno nel 2008 il sesso libero, inaugurato quarant’anni fa, uno dei più grandi scrittori anglosassoni ci ha spiegato cosa fossero il sesso, il concetto di famiglia e gli ideali borghesi di sei anni prima. Quegli stessi ideali contro cui si sono scagliati milioni di giovani in tutto l’Occidente.
 
Chesil Beach – questo il titolo del romanzo, edito in Italia da Einaudi – si apre al tavolo di una stanza d’albergo georgiano, affacciata sull’omonima spiaggia di ciottoli nel Dorchster. Seduti al tavolo, due novelli sposi consumano la loro prima cena, imbarazzati dalla presenza dei camerieri. Lui si chiama Edward. Il padre dirige una scuola elementare e manda avanti la casa come può, mentre la madre, colpita dal portellone di un treno quando il figlio aveva solo quattro anni, è cerebrolesa. Laureato in Storia, ha appena ricevuto una proposta lavorativa dal ricco suocero. Lei si chiama Florence. Di ricca famiglia all’antica, è cresciuta in una villa vittoriana in stile gotico. Sin da piccola si è appassionata alla musica: ha studiato violino al conservatorio e guida l’Ennismore Quartet, un gruppo musicale messo su con alcuni compagni di studi. Florence e Edward si sono conosciuti a una conferenza sui rischi della proliferazione nucleare: qualche uscita, un’estate nella villa di lei e poi il matrimonio, benedetto da entrambe le famiglie. Il viaggio di nozze, carico di speranze, comincia dunque in quella locanda affacciata su Chesil Beach: al di là del mare, la Francia.
 
McEwan costruisce il romanzo con un continuo andirivieni tra passato e presente: il passato delle loro vite, l’infanzia, gli studi e il fidanzamento; il presente della cena e della spada di Damocle che pesa su di loro: la prima notte di nozze, la perdita della verginità. Con lo stile classico e impeccabile a cui McEwan ci ha da tempo abituati, l’autore traccia il lento deflagrare dell’imbarazzo tra i due: il vento, i ciottoli, il tramonto e il canto degli uccelli marini contrastano sin dalla prima pagina con un non detto ancestrale, con le paure che affliggono due giovani inesperti di fronte a qualcosa di molto più grande di loro.
 
Edward, da parte sua, ha paura di fallire: la prima notte di nozze deve essere perfetta, e il rischio di un’eiaculazione precoce deve essere contrastata in ogni modo. Perfino pensando al primo ministro in carica, un ottimo rimedio per vincere l’eccitazione di fronte a quella moglie giovane e bellissima, che si è lasciata scoprire solo in parte – e molto lentamente – nelle poche tappe disseminate lungo il casto fidanzamento. I problemi di Florence, invece, sono molto più profondi. La ragazza è frigida: i termini che compaiono sul manuale per giovani spose – “membrana mucosa”, “glande” per non parlare di “penetrazione” – “per poco non la facevano vomitare”. Florence prova un ripulsa fortissima all’idea che il suo corpo possa venire violato, e a procurarle fastidio è anche un semplice bacio con la lingua. Ma di tutto questo, con Edward non ha mai parlato: non c’è una lingua, in quella buona società del buon 1962, per esprimere tutto ciò.
 
Il momento fatidico è allora la cronaca di una morte annunciata. Troppa eccitazione in lui, troppa ripulsa in lei: la frittata è fatta. Florence scappa dalla camera lungo i ciottoli di Chesil Beach, e l’arrivo di Edward segna un momento culminante: da quello che si diranno, da come si guarderanno, dipende tutto il loro futuro. Ma Edward è troppo convinto di avere ragione, e la proposta di Florence – stiamo insieme, ma il sesso chiedilo ad altre – è troppo per quella spiaggia, per quel 1962. La coppia scoppia.
 
A una prima lettura, quella di McEwan potrebbe sembrare una critica serrata alla società pre-sessantottina: troppo perbenismo, nocivo per i giovani; troppe convenzioni; troppo silenzio su questioni fondamentali; troppa poca libertà. In parte, certo, è così: se oggi parlare dei problemi sessuali è all’ordine del giorno, cinquant’anni fa venivano relegati sotto una cappa di silenzio vergognosa e deleteria. Ma, una volta che gli anni Settanta sdoganano il sesso e le sue problematiche, le cose diventano necessariamente più facili?
 
No. Quello che Chesil Beach vuole dire è che nel caso (limite) di Edward e Florence non è stato il sesso a rovinare tutto. La colpa è piuttosto dell’orgoglio, che neppure le contestazioni giovanili hanno saputo abbattere. Il sesso, per i due, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso: ma il rapporto è recuperabile, eccome, a patto di sapersi “abbassare” a comprendere l’altro come il vero amore richiede, oggi come ieri.
 
“Amore e pazienza – ah, se solo non li avesse scoperti in tempi diversi – li avrebbero di certo aiutati a superare ogni cosa”. Amore e pazienza, la pazienza che è richiesta dall’amore: ancora una volta, oggi come ieri. “Ecco come il corso di tutta una vita può dipendere… dal non fare qualcosa. A Chesil Beach, Edward avrebbe potuto richiamare Florence, o seguirla”. Mentre correva verso l’albergo, infatti, “Florence non si era mai sentita tanto innamorata e sgomenta”. Sarebbe bastata una parola, ma l’orgoglio è stato più forte: più forte dei problemi sessuali e delle convenzioni che oggi non ci sono più.