Sesso e potere secondo i Clinton
10 Ottobre 2016
“Se sei ricco, le donne te la danno”. Anni fa, Donald Trump perse come al solito l’occasione di stare zitto, e adesso questa dichiarazione sciocca, da vanesio sconsiderato, gli viene ritorta contro dai media e dai benpensanti di tutto il pianeta, con una isterica reazione collettiva sul “sessismo” e sulla “misoginia” che lo renderebbero inadatto a guidare la Casa Bianca.
Ma il tenore della reazione è solo la prova che ormai viviamo nella ipocrisia dominante del politicamente corretto, dove tutto quello che dici, al di là che sia giusto o sbagliato, viene usato come un’arma di distrazione di massa per isolarti prima del ko finale. E’ solo grazie a questo meccanismo se gli scandali che stanno macchiando la campagna elettorale di Hillary Clinton – le email che continuano a essere diffuse da Wikileaks, l’ultima infornata riguarda le ambiguità dei rapporti tra Hillary e la grande finanza Usa – vengano sistematicamente subordinati allo stupidario trumpiano, scomparendo dai radar dei media.
In realtà, prima di stracciarsi le vesti ascoltando Trump, dovremmo ricordare un po’ meglio chi c’è al fianco di Hillary anche in questa campagna elettorale. L’ex presidente Bill, quello della fellatio nella Sala Ovale della Casa Bianca e dei giochini erotici con il portasigari, a sentire l’allora giovane stagista ventenne Monica Lewinsky. Quel Bill che avrebbe molestato e in certi casi abusato o cercato di abusare di almeno una decina di donne nella sua carriera di dongiovanni (su Wikipedia c’è addirittura una voce ad hoc, “Bill Clinton sexual misconduct allegations”).
Insomma, Donald Trump sulle donne dice molte sciocchezze. Bill Clinton le avrebbe fatte, mettendo in pratica quel che afferma “The Donald”. E c’è una bella differenza tra le due cose. Perché se è vero che non bisogna spiare dal buco della serratura nella vita sessuale altrui, va detto però che Bill il “sessismo” lo ha rigogliosamente coltivato. Nella sua versione peggiore, quella della relazione di potere, sesso e potere, “comandare e fottere” senza neanche la mediazione del denaro o di qualche regalino: un rapporto che si è esaurito esclusivamente nella fascinazione verso il capo, il potente di turno, e nella sottomissione di una donna sotto la scrivania imperiale. Con Hillary che ha sempre difeso in marito in pubblico, si dice per prendere lei in mano le redini del clan familiare.
Trump adesso deve vedersela con i moralisti di sinistra e quelli di destra, con i vari McCain, con i circoli Bush e Romney che gli chiedono un passo indietro. Fatti da parte e lascia che a correre per la Casa Bianca sia il tuo vice, il più morigerato Pence. Il Don ha già risposto che andrà avanti, ribellandosi ancora una volta alla tenaglia della informazione e dell’establishment coalizzati contro lui, ma di fronte a quello a cui stiamo assistendo, o ci sarà davvero una grande reazione popolare, una prova di forza democratica, fondata sul voto libero e non manipolabile, oppure la “Città sulla Collina”, l’America modello di libertà, rischia di finire ancora una volta vittima dei suoi fantasmi orwelliani, del politicamente corretto, com’è accaduto durante il lungo, e letale, regno di Obambi.