Shafiq e Mursi oggi alla resa dei conti. La Giunta di Tantawi riprende il potere
15 Giugno 2012
Le elezioni si avvicinano, la tensione è alle stelle. Giovedì la Corte Costituzionale egiziana ha decretato l’incostituzionalità della legge che impediva il rientro in politica di figure al potere durante il regno dell’ex faraone Hosni Mubarak. Una scelta che va a tutto vantaggio del candidato alla presidenza Ahmed Shafiq, che in base alla legge ora abrogata, non avrebbe potuto prendere parte alle presidenziali. Non solo: nella stessa seduta si è deciso lo scioglimento del neonato Parlamento egiziano, figlio di una legge elettorale dichiarata a sua volta “incostituzionale”, in quanto contraria al principio di eguaglianza.
Sul quotidiano Ahram online, il giurista egiziano Chibli Mallat ha fatto notare che oggi, a parte i tecnicismi che la Suprema Corte Costituzionale ha impiegato, una nota che accomuna tutte gli organi di questo tipo, non si capisce a quale testo costituzionale faccia riferimento. Di fatto, si domanda Allat, "una domanda fondamentale non è stata risposta: davvero oggi l’Egitto ha una Costituzione?". Il problema secondo Allat è che la Corte si sarebbe semplicemente rifatta alle ‘dichiarazioni costituzionali dei militari’ retti dal maresciallo Tantawi.
Dal canto suo, il presidente della Corte Costituzionale, Farouk Soltan, avrebbe affermato che “la sentenza che riguarda il Parlamento comporta lo scioglimento della camera bassa nella sua interezza perché la legge con la quale si sono svolte le elezioni è contraria alle norme della Costituzione”. Si tratta di una decisione non appellabile, ha proseguito Soltan, e le nuove elezioni saranno indette direttamente dall’esecutivo in carica. Per la corsa alla presidenza d’Egitto, invece, l’ultimo atto si avrà tra oggi e domani, con il ballottaggio tra l’ex premier di Hosni Mubarak, Ahmed Shafiq, e il leader di Giustizia e Libertà, l’ala partitica della Fratellanza Musulmana, Mohamed Mursi.
Dalla delegittimazione del Parlamento è scaturito il ritorno del potere nelle mani del Concilio Supremo delle Forze Armate (Scaf) e della legge marziale. La decisione ha immediatamente scatenato la reazione degli egiziani. I sostenitori della Fratellanza Musulmana, al termine delle consultazioni della Corte, hanno posto in atto un fitto lancio di pietre contro le forze di polizia e militari presenti a protezione dell’edificio, immediatamente chiuso e messo in sicurezza dai soldati.
Il peso politico della decisione presa dalla Corte Costituzionale è enorme: nell’arco di una sola giornata, si è dichiarata l’incostituzionalità di una legge e si sono presi provvedimenti a effetto retroattivo, riammettendo Shafiq ai ballottaggi e spazzando via il Parlamento egiziano. Un processo che solitamente dura anni è stato concluso in poche ore.
Secondo l’esperto di politica e diritto egiziano Ibrahim Yousry, l’azione della Corte Costituzionale è mirata a raggiungere una posizione che permetta alla Scaf di “trattare” le condizioni dell’ascesa di Mursi a nuovo presidente egiziano. E già negli scorsi giorni, erano stati confermati da fonti ufficiali i contatti tra Khairat El-Shater, il braccio destro di Mursi, e la sua controparte nella giunta militare, Sami Anan. Scopo degli incontri, che direzione intraprendere dopo le presidenziali.
Intanto, Amr Moussa – l’ex ministro degli esteri di Mubarak sconfitto alle primarie e ora parte della nuova Assemblea Costituente – lascia intendere che la partita sia ancora tutta da giocare: “Non ho ancora deciso quale nome indicherò sulla scheda. Entrambe le scelte sono complicate e presentano dei rischi”. Moussa invita gli egiziani a “votare per uno stato civile”, che porti all’istituzione di “una Repubblica che si fondi sulla democrazia e lo stato di diritto e abbia come unico riferimento la Costituzione”.
Le premesse, in realtà, porterebbero verso tutt’altra strada. Nel caso in cui Shafiq uscisse vincitore dal ballottaggio, diventando così il nuovo presidente egiziano, vi sarebbe una lunga fase di transizione politica dall’esito più che incerto. Mursi, al contrario di Shafiq, pare invece maggiormente intenzionato a mantenere in pieno le promesse fatte in campagna elettorale: riavvicinamento a Teheran, ridiscussione della legittimità dello Stato d’Israele con gli Usa e rigida osservanza della legge islamica. Per tali motivi, sarà un lungo week-end di passione per la politica egiziana, mediorientale e mondiale.
Quel che è evidente è che la mossa dei militari attraverso la Corte Costituzionale potrebbe prefigurare una soluzione ‘alla turca’ per i graduati egiziani, ovvero un ruolo di garante dell’ordine laico della Repubblica egiziana nel caso in cui la Fratellanza musulmana e, in generale l’islam politico, che dalle legislative annullate era uscita vincitrice indiscussa, dovesse riuscire a conquistare la presidenza o a ripetere alle prossime legislative il buon risultato elettorale raggiunto con le tornate effettuate (e a questo punto annullate) tra lo scorso Novembre 2011 e Gennaio 2012.