“Sì alle new town ma il centro storico de L’Aquila tornerà a vivere”

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“Sì alle new town ma il centro storico de L’Aquila tornerà a vivere”

07 Aprile 2009

Sta già lavorando alla ricostruzione. Insieme ai sindaci dei comuni devastati dal terremoto e agli uomini della protezione civile. Insieme al governo che ieri sera al tavolo con le Regioni ha pianificato gli interventi necessari per rimettere in piedi l’Abruzzo.

Il presidente della Regione Gianni Chiodi vuole fare in fretta perchè "dobbiamo dare risposte concrete e in tempi brevi alla gente che ha perso la casa" e perchè quella della tendopoli non può essere una prospettiva immaginabile per i prossimi mesi, bensì limitata alla fase dell’emergenza. Lo ha detto al premier Silvio Berlusconi durante il secondo sopralluogo a L’Aquila, lo ha ribadito a Roma nella Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali.
Apprezza le parole del presidente del Consiglio che agli aquilani dice "le ricostruzioni verranno fatte in tempi rapidi e, soprattutto certi". E’ ciò che Chiodi chiede per la sua terra, per la sua gente. Condivide l’idea che possa essere proprio il capoluogo abruzzese la prima delle "new town" previste dal piano casa annunciato da Palazzo Chigi, ma accanto a questo ripete che "L’Aquila dovrà riavere il suo centro storico".

Presidente Chiodi, dunque costruirete L’Aquila 2?
Il primo obiettivo è la ricostruzione del centro storico della città, simbolo della cultura, della storia di questa terra. Non c’è dubbio che se da parte del governo c’è la volontà di sperimentare questo nuovo modello di gestione abitativa, ciò possa riguardare il nostro territorio per venire incontro alle difficoltà che la città si troverà ad affrontare nei mesi che verranno e nei prossimi anni, perchè qui dopo la fase dei soccorsi il grosso problema sarà proprio l’emergenza abitativa determinata dali ingenti danni provocati dal sisma. Si tratterebbe di una risposta efficace soprattutto per le giovani coppie o per le persone anziane che avranno a disposizione abitazioni costruite secondo standard qualitativi elevati e norme antisismiche, a costi contenuti.
Ma se la priorità è la ricostruzione del centro storico del capoluogo abruzzese, questo come si concilia con l’ipotesi della new town?
Le due cose si tengono e l’una non esclude l’altra. Non è possibile sradicare la cultura e l’identità di una città e non è certo questo l’obiettivo delle new town pensate per realizzare nuove unità abitative con caratteristiche architettoniche all’avanguardia e a basso costo. Un piano che passa dal coinvolgimento di risorse pubbliche e private. Io sono sempre stato un fautore del piano casa, cioè di un nuovo modello di governance che nasce dall’intuizione del presidente Berlusconi. Quindi non vedo alcuna contraddizione tra l’esigenza di rimettere in piedi il centro storico de L’Aquila e quella di dare risposte concrete e in tempi rapidi alla gente che col terremoto ha perso tutto. Non solo, ma di fronte al disastro che stiamo vivendo l’idea delle new town rappresenta uno strumento efficace per garantire agli aquilani una prospettiva per il futuro.
Intanto però c’è da provvedere alla gestione di venticinquemila sfollati.
Esattamente. Il capo della Protezione Civile Bertolaso ha definito questo terremoto il più grave della storia recente, anche perchè diversamente dalle catastrofi che hanno colpito l’Umbria o San Giuliano di Puglia in questo caso è stata colpita una zona ad alta densità di popolazione, basti pensare che il solo capoluogo di regione conta sessantamila abitanti. Per il momento oltre alle migliaia di tende che sono già state allestite, possiamo contare su 14mila alloggi sulla costa teramana offerti dagli albergatori, oltre alle strutture disponibili nelle altre città abruzzesi.
Avete già messo a punto un piano per i prossimi mesi?
Ne stiamo discutendo insieme al sottosegretario Bertolaso che coordina il piano di interventi successivi alla fase emergenziale.
Lei chiede tempi rapidi per la ricostruzione. E’ fiducioso?
Se si guarda alle esperienze del passato tra la popolazione è diffusa una certa sfiducia, anche perchè la gente teme che tra qualche tempo quando l’attenzione dell’opinione pubblica si attenuerà si possano verificare rallentamenti nelle procedure che sono state attivate. Putroppo la gestione dei precedenti governi di fronte a situazioni di questo genere ha mostrato limiti evidenti. Io sono convinto che stavolta le cose andranno diversamente. C’è una presenza forte e costante dello Stato e questo governo sta dimostrando di voler affrontare con determinazione e concretezza l’enorme lavoro che c’è da fare per tornare alla normalità. L’altro aspetto fondamentale è che fin d’ora c’è la volontà di definire risorse e tempi certi per avviare la fase della ricostruzione. Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Le visite del premier Berlusconi a L’Aquila stanno dando sicurezza ai cittadini e la conferma di una straordinaria partecipazione dell’Italia al dramma che stiamo vivendo.
Molti edifici del centro de L’Aquila anche di recente costruzione non hanno retto alla violenza del terremoto. Si ripropone il problema del rispetto delle norme antisismiche. Qual è la sua opinione?
Saranno i tecnici a stabilire questo aspetto durante la fase di verifica che nelle prossime ore impegnerà 1500 esperti, come annunciato dal presidente Berlusconi. Certo è un problema serio da affrontare ma quando si parla di centri storici, ovvero di agglomerati edificati molti decenni fa penso che anche lo stesso centro di Roma non sia immune da rischi in caso di catastrofi come quella che ha devastato l’Abruzzo.
Qual è la cosa che in queste ore l’ha colpita di più?
La forza della mia gente. Gente tosta, pronta a rimboccarsi le maniche e a ricominciare. L’altro aspetto che mi ha emozionato di più è stato il salvataggio di 150 persone imprigionate tra le macerie e tra queste una bimba intrappolata sotto un cumulo di detriti. E questo grazie all’impegno dei vigili del fuoco e degli uomini della protezione civile che hanno lavorato senza sosta in una drammatica corsa contro il tempo. La vita è la cosa più importante e forse se ne apprezza il valore proprio quando ti trovi ad affrontare tragedie come questa, perchè ti rendi conto che là sotto c’è ancora gente che respira, che vive e che dipende da quello che facciamo noi qua sopra. E riuscire a salvare vite umane anche dopo tante ore dal terremoto è il migliore antidoto alla paura e alla disperazione.