Sì del Senato alla manovra: Bruxelles approva, i mercati riprendono fiato
08 Settembre 2011
Dopo il via libera del Senato, governo e maggioranza accelerano per chiudere la partita sulla alla Camera entro sabato. Probabile il voto di fiducia da un lato per mandare un altro segnale alle piazze finanziarie (lunedì alla riapertura delle Borse), dall’altro per evitare il terzo passaggio a Palazzo Madama. Bruxelles approva le modifiche contenute nel maxiemendamento e i mercati riprendono fiato dopo una due-giorni da bollino rosso.
Clima teso fuori e dentro i palazzi della politica: le opposizioni fanno muro e davanti al Senato prima, poi a pochi metri da palazzo Grazioli, va in scena la protesta di Cobas e Ubs. Con una coda a piazza Montecitorio: lancio di petardi e fumogeni, forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa.
Una manovra da 54,2 miliardi spalmata in quattro anno che nel 2013 porterà al pareggio di bilancio. Gran parte delle somme che entreranno nelle casse dello Stato deriveranno dall’aumento del gettito dell’Iva che sale dal 20 al 21 per cento e che garantirà 700 milioni quest’anno e 4,236 miliardi di euro dal prossimo anno in poi. Ed è proprio su questo punto che Berlusconi incassa il sì definitivo dopo un lungo braccio di ferro con Tremonti, contrarissimo fino a due giorni fa. Un segnale che molti nella maggioranza leggono come una sorta di ridimensionamento del ‘peso’ che il Prof. di Sondrio esercita sulla politica economica del governo, ma a ben guardare dalla versione numero 4 della manovra esce con un’arma spuntata pure Bossi che aveva posto il veto sul capitolo pensioni.
Passo indietro del Senatur e via libera dell’Aula all’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne nel settore privato (adeguamento a quanto già previsto per il settore pubblico) a partire dal 2014. Certo, anche il Cav. nella mediazione serrata di questi giorni ha dovuto accettare la reintroduzione della tassa di solidarietà, ma stavolta la soglia si sposta sui redditi superiori a 300mila euro all’anno e riguarderà solo 34mila persone, con un gettito complessivo che non sarà determinante rispetto all’impianto complessivo. Non è così, invece, per l’innalzamento dell’Iva di un punto sull’aliquota ordinaria del 20 per cento che, tuttavia, non impatterà in maniera consistente sui beni di più largo consumo. Un esempio pratico: su cento euro di spesa al supermercato si pagherà un euro in più. Una misura che, assicura Maurizio Gasparri “andrà a beneficio dei contribuenti” perché i proventi “non saranno usati al di fuori dei saldi e delle previsioni della manovra di luglio e di questo ulteriore intervento del governo. Vogliamo infatti reimpiegare i fondi ricavati per la riforma fiscale ed assistenziale di cui ha la delega il governo”. Il senso di un lavoro che da giugno a ieri ha comportato una complessa mediazione all’interno della maggioranza, con stop and go e qualche dietrofront (che si poteva evitare), lo sottolinea Gaetano Quagliariello al termine della lunga giornata al Senato quando spiega che con questo provvedimento “abbiamo dato una risposta positiva all’Europa e deciso di rispettare il requisito del pareggio di bilancio: nessuna maggioranza alternativa avrebbe raggiunto lo stesso risultato”. E sul ricorso alla fiducia è altrettanto netto: “Il governo ha cambiato la manovra dopo le sollecitazioni del capo dello Stato, andando incontro a tutte le richieste europee e a questo punto, per i meccanismi parlamentari, la fiducia serviva ad assicurare tempi brevi. D’altro canto, va detto che l’opposizione non è stata coerente: hanno presentato 400 emendamenti e mentre il Pd era disposto a diminuirli, Italia dei Valori annunciava ostruzionismo”.
Da Palazzo Madama a Montecitorio: oggi la conferenza dei capigruppo deciderà l’agenda parlamentare del decreto; se la maggioranza è intenzionata ad accelerare ipotizzando già per oggi il passaggio in commissione Bilancio e il voto in Aula entro sabato, le opposizioni chiedono più tempo per esaminare gli emendamenti ipotizzando la chiusura entro la prossima settimana. Certo è che lunedì alla riapertura delle Borse, il sì della Camera potrebbe rappresentare un segnale più che rassicurante per i mercati dopochè ieri Bruxelles ha speso parole di apprezzamento per le ultime correzioni apportate da Roma. Ma quella di oggi sarà un’altra giornata da segnare nel calendario di questa crisi internazionale: si riunisce infatti il board della Bce che dovrà decidere se continuare ad acquistare i titoli italiani; cosa che lo stesso Mario Draghi non dà per scontata.
Cosa succederà? Difficile prevederlo, certo è che il governo ha chiuso una partita che forse avrebbe potuto chiudere prima portando in Europa la conferma delle proprie credenziali nel rispetto delle prescrizioni fissate per tutti i paesi dell’Eurozona. E di questo si dovrà tenere conto, malgrado i tentativi di puntare l’indice contro l’Italia come ha fatto la Merkel paragonando il nostro paese alla Grecia o gli spagnoli che non hanno trovato niente di meglio da fare che rifilarci la loro ‘lezioncina’, non capendo che se dovesse ‘cadere’ l’Italia cadrebbero pure loro. Tant’è.
Se gli occhi dunque restano puntati su Bruxelles, oggi a Roma il governo varerà in Consiglio dei ministri due provvedimenti importanti, ancora una volta in linea con le richieste dell’Europa: il ddl costituzione sull’abolizione delle Province e quello per inserire nella Carta la regola aurea del pareggio di bilancio. Non solo: al Senato, in commissione Affari costituzionali del Senato è iniziato l’esame dei disegni di legge costituzionale sulla riduzione del numero di parlamentari. I relatori, Enzo Bianco (Pd) e Gabriele Boscetto (Pdl), hanno già svolto le relazioni introduttive; la prossima settimana si svolgerà la discussione generale, poi la presentazione degli emendamenti e il voto. Agenda fitta, tappe serrate.