Si dimette il ministro Costa, Governo perde pezzi
19 Luglio 2017
Il ministro per gli affari regionali Enrico Costa ha lasciato oggi il suo incarico con una lettera indirizzata al presidente del consiglio Gentiloni, che ha assunto l’interim del dicastero. Nella lettera, Costa, uno degli esponenti di AP, gli alfaniani alleati di Renzi, ha spiegato di non voler dare adito a equivoci o ambiguità restando al suo posto, citando la vicenda dello “ius soli”, la cittadinanza ai minori figli di immigrati, come una delle ragioni del suo passo indietro. “Non posso far finta di non vedere la schiera di coloro che scorgono un conflitto tra il mio ruolo e il mio pensiero”, ha scritto Costa nella lettera a Gentiloni, “e siccome non voglio creare problemi al governo rinuncio al mio ruolo e mi tengo il pensiero”.
Nei giorni scorsi, Costa aveva già minacciato di lasciare l’esecutivo se ci fosse stato un voto di fiducia sullo ius soli chiesto dal governo. L’ex ministro aveva anche chiesto un “supplemento di riflessione” sul provvedimento. Il leader di AP e collega di Costa, Alfano, ha giudicato il passo indietro del titolare degli affari regionali “tardivo” e “inevitabile”, aggiungendo “credevo che lo facesse già due giorni fa”. Viene da chiedersi cosa ci trovi Alfano di tardivo e inevitabile nella rinuncia di Costa visto che lui non sta certo mollando la seggiola di ministro degli esteri. Alfano non è minimamente sfiorato dal dissidio tra “ruolo” e “pensiero” evocato da Costa?
In ogni caso il governo Gentiloni perde pezzi: ministri che si dimettono, provvedimenti come lo Ius soli annunciati come questione di vita o di morte e che poi vengono rimandati a settembre, elettori del Pd in libera uscita mentre i sondaggi, tutti, premiano il centrodestra unito alle prossime elezioni.