
Si legge “Black lives matter” ma si scrive “politicamente corretto”: ecco l’ultimo tentativo di uccidere l’Occidente!

13 Giugno 2020
La piega che ha preso la protesta organizzata dagli attivisti del movimento di protesta “#BlackLivesMatter” dovrebbe stimolare più di una riflessione.
Il confine tra protesta, denuncia, rivendicazione e sovversione, ribellione, vandalismo appare, infatti, alquanto labile. Stiamo assistendo all’ennesimo prodotto di un sistema che sta visibilmente entrando in cortocircuito. Se la protesta per il diritto alla vita, all’equità sociale, giuridica e politica appare come sacrosanta, questa non può degenerare e giustificare atti di vandalismo e violenza.
I manifestanti negli ultimi giorni hanno dato ampia visibilità a quello che può essere considerato un vilipendio storico-culturale. Prima la statua in memoria di Churchill, imbrattata, poi quella di Cristoforo Colombo, distrutta. In Italia, invece, dopo l’approdo della protesta d’Oltreoceano, è stata manifestata la volontà di rimuovere la statua di Indro Montanelli. Si è giunti, poi, alla censura e la successiva rimozione da una nota piattaforma di streaming del film “Via col Vento”.
“Ma perché?” ci si potrebbe chiedere. Perché gli elementi sopracitati istigherebbero all’odio razziale. È evidente come ciò che sta accadendo nelle ultime settimane sia, più che una “protesta pacifica”, il prodotto della complessa e contorta macchinazione perbenista del politicamente corretto. E non bisogna avere paura di dirlo. Non bisogna avere paura di difendere la storia e la cultura millenaria dell’Occidente. Tali prevaricazioni vandaliche rappresentano l’ennesimo metaforico sgambetto alla nostra società. Decontestualizzare avvenimenti e fatti storici perseguendo fini sovversivi e politici, sfruttando il sentimento collettivo di rabbia e ingiustizia, non è il modo corretto per combattere i “virus” come il razzismo. Bisogna tener conto delle evoluzioni culturali che si verificano attraverso processi storici complessi e, soprattutto, far tesoro delle memorie storiche, affinché alcuni fatti non si verifichino più rendendo veramente la storia nostra magistra vitae. È compito nostro – delle generazioni future soprattutto – essere consapevoli del passato, della nostra cultura, della nostra identità e porre un freno razionale al suicidio dell’Occidente essendo avanguardia e baluardo dei valori di libertà e democrazia da cui il mondo intero ha preso esempio.
“Dio è morto”, diceva Nietzsche, ma sarà così solo se noi lo permetteremo. Altrimenti, il prossimo passo potrebbe essere quello di bruciare l’opera di Aristotele, perché considerato un razzista schiavista quando parla degli schiavi greci come “oggetti” o quello di descrivere Platone come un gerarca nazista per la sua descrizione gerarchica e classista della società.