Siamo al paradosso: Veltroni attacca i privilegi della politica!

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Siamo al paradosso: Veltroni attacca i privilegi della politica!

19 Marzo 2008

E alla fine, gira che ti rigira, Walter ha scelto un piglio
alla Feltri e ha imprecato contro i privilegi dei parlamentari. Prima ne ha
fatte di tutti colori: ha sciorinato le liste come se fossero figurine Panini,
ha attraversato le piazze tappezzate di “Ce la possiamo fare”, ha gridato al
recupero prodigioso, poi però – a corto di argomenti – è arrivato alla battuta
con la quale si ottiene la totalità dei consensi: mettete le mani in tasca agli
onorevoli.

E del resto come potrebbe non essere così al termine di una
legislatura in cui sono stati chiesti sacrifici a tutti: nel corso della quale
tasse e balzelli hanno colpito a man bassa senza scalfire però i 20mila euro
mensili di deputati e senatori? Lo stipendio di costoro negli ultimi venti anni
è levitato sino all’incredibile e poi ci sono tutti i privilegi, i servizi
grandi e piccoli,  di cui possono
giovarsi. Insomma, abbiamo una delle classi politiche più costose d’Italia.
Oltre agli onorevoli, infatti, ci sono i milioni e milioni di euro che
finiscono nelle tasche dei partiti. Sì, perché per prendere un deputato occorre
superare lo sbarramento del 4 per cento, per un senatore quello dell’8 per
cento, ma per avere i rimborsi elettorali basta totalizzare l’1 per cento.
Costano cari e non fanno niente.

Nell’ultimo mese di campagna elettorale, mentre riaffiora
prepotente l’eredità del governo Prodi (vedi faccenda Alitalia), Walter aveva
già giocato tutti i suoi assi. E allora? Dopo che la sinistra è stata
l’artefice principale dell’aumento dei costi della politica, avendolo persino
teorizzato, il nostro ha buttato là: tagliamo gli stipendi dei parlamentari che
sono fra i più pagati d’Europa. Pochi sanno che Veltroni ha già la pensione da
deputato mentre vive in una di quelle case di proprietà degli enti pubblici che
non costano niente e che finiscono sempre in mano alla “casta”.

E’ uno dei bramini, dunque, anzi un capo bramino che da una
ventina d’anni ha voce in capitolo su tutte le decisioni più importanti. Mai
era stato sfiorato dal sospetto che la politica costasse troppo. Che il
problema non era solo quello che i partiti prendevano illegalmente, ma quello
che riscuotevano per legge, non calpestando nemmeno le regole. Eppure è stato
direttore di un giornale che riceveva 18 miliardi di vecchie lire all’anno di
finanziamento pubblico (nel ‘90 erano un fottio di soldi). E’ stato più di
dieci anni in Parlamento, ma non ha mai pensato di togliere un privilegio alla
casta: non meno soldi ai deputati né meno deputati, nemmeno un taglio ai
ministeri. E piuttosto: più danaro ai partiti e più che mai ai giornali di
partito. Ha partecipato nel ruolo di primo attore a questa spremitura del
contribuente a vantaggio dei politici. Poi, girando per il Nord, è stato
folgorato sulla via di Damasco. Ha capito che quando è troppo è troppo.
L’elettorato crederà a questo novello San Paolo che – dopo aver tanto peccato –
diventa un fustigatore dei costumi? Oppure legittimamente sospetterà?