
Siamo in guerra ma torneremo ad ascoltare il “suono della domenica”

22 Marzo 2020
“Il suono della domenica dov’è?”. Se lo è chiesto Zucchero in una bellissima canzone (“Il suono della domenica” appunto), ma oggi se lo chiedono in tanti: quando tornerà ad essere domenica? Quando risorgeremo? Oggi qualcuno prova a reagire cantando dai balconi. Ma la quarantena è ancora lunga! Quando finirà questo venerdì Santo? Perché queste ore drammatiche assomigliano tanto ad un venerdì Santo.
Il virus ci ha costretti ad una distanza. Niente abbracci, niente baci, niente strette di mano, niente cene con amici, niente gite. Nulla. Il virus ha intaccato le relazioni. E come ogni male, tende ad isolarci. Possiamo solo rimanere a casa. Eppure è qui che il virus svela il suo paradosso: ci ha costretti alla distanza dagli altri ma ci costringe a stare a stretto contatto con noi stessi e con ciò che abbiamo di più di caro. E qui qualcuno non ci sta: chi finge passeggiate con il cane, chi non vede l’ora di andare a buttare la spazzatura, chi esce per comprare una sigaretta alla volta. E l’elenco delle fughe potrebbe continuare.
Eppure stare a casa ci può far riscoprire un volto diverso della realtà che ci sfugge nel tran tran quotidiano. Quante volte diamo per scontato l’amore di chi ci sta accanto oppure quante volte per non guardiamo negli occhi chi abita con noi: mariti, mogli, figli, fratelli, sorelle, mamme, papà, nonni, nonne…
Ecco, il virus ci costringe a tornare a guardare tutto con occhi nuovi. Anche i nodi irrisolti della nostra vita, quelli che scansiamo ogni giorno ma che ogni santo giorno pesano su di noi come un macigno. Ecco, questo è il momento di guardarli, di ascoltarli, di capire cosa vogliono dire a noi. Questo è il momento di scendere nel nostro venerdì Santo. Gesù (si proprio Lui) ha pregato il Padre perché allontanasse da lui questa sofferenza. Ma poi ha chiesto: “non la mia ma lo a tua volontà”. Abbracciamo ora le nostre croci. Abbracciamo (metaforicamente, ancora) tutte quelle situazioni e persone che ci hanno ferito. Solo così scopriremo il sapore della libertà perché scopriremo che noi, in fondo, siamo più grandi dei nostri sbagli ed errori. Siamo molto di più: valiamo semplicemente perché esistiamo. Il nostro valore non dipende da null’altro se non dal fatto di esistere. Chi crede sa che tutto questo lo si comprende quando ci si scopre amati fino in fondo, fin dentro il proprio dolore, da un Padre che non desidera null’altro se non che il proprio figlio sia se stesso, libero dagli incastri delle menzogne diaboliche. Perché così il proprio figlio è Parola viva di Dio per ogni altro uomo.
Sia ben chiaro: il virus è un male. Non può essere certo considerato altrimenti. Eppure da ogni male può nascere una nuova sorgente di bene. Sicuramente, un abbraccio, una stretta di mano, un sorriso, dopo questa “guerra”, avranno un valore diverso. Perché è quando non le abbiamo che riusciamo a dare valore alle cose. Così come il suono della domenica: quando si tornerà a celebrare messa, non sarà più scontato.