Siamo tutti israeliani

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Siamo tutti israeliani

Siamo tutti israeliani

19 Marzo 2007

Fiamma Nirenstein, che da qui in avanti chiamerò semplicemente Fiamma, dal momento che la conosco da quando sono nato, ha capito da tanto tempo una cosa: l’integralismo islamico e il terrorismo sono una minaccia per la nostra esistenza. Nostra di chi? Di tutti coloro che vogliono vivere o continuare a vivere in delle società libere. Se non esistesse la paura di affrontare il pericolo, non sarebbe complicato capirlo anche per tutti gli altri. Basterebbe leggersi qualche libro dello storico Bernard Lewis, o fare una visita sul sito www.memri.org e guardarsi uno dei tanti video a disposizione. Oppure, e questo è l’unico vero modo per capire, basterebbe trovarsi nei paraggi di un autobus pieno di gente che all’improvviso scoppia in aria. Ad esempio, si potrebbe andare in Israele, dove Fiamma lavora e scrive da anni. Qui, ha avuto modo di seguire ed osservare da vicino la devastante ascesa di terrorismo e fondamentalismo islamico, li ha studiati attentamente, seguendone i movimenti, interpretandone gli obiettivi, prevedendone gli sviluppi futuri. Da Israele è iniziato il suo percorso, la sua missione si può dire, per far svegliare dal torpore tutti coloro che non si sono resi conto della gravità della situazione, del pericolo incombente.

Fiamma scrive senza perdere di vista, neanche per un secondo, il nostro futuro, o meglio, tenendo sempre ben presente davanti a sé quale incubo potrebbe essere il nostro futuro se i piani del fondamentalismo islamico divenissero realtà. Di conseguenza, Fiamma scrive con passione e con un profondo senso di urgenza, l’urgenza di svegliare le coscienze di chi ancora dorme. E quando si deve svegliare chi rischia di arrivare in ritardo a un appuntamento di fondamentale importanza, non si va certo per il sottile, e le sfumature perdono di significato e inevitabilmente vengono messe da parte. Quindi, Fiamma si scaglia contro coloro che vogliono continuare a dormire nonostante sia ora di alzarsi. Chi sono i dormiglioni? Principalmente, tutti quelli che criticano Israele senza prima aver gridato con veemenza che i fondamentalisti islamici stanno predicando per mezzo mondo la distruzione dello stato ebraico. Un paese che, nonostante sia stato costretto a vivere in uno stato di guerra continua per il corso di tutta la sua storia, è riuscito a mantenere il proprio assetto democratico. Invece di sostenere l’unica democrazia del Medio Oriente nel momento in cui di sostegno ha più bisogno, la si critica praticamente senza sosta. Strano. Troppo strano. E allora Fiamma è andata a cercare negli appunti dello psicanalista dei dormiglioni e ha scoperto che alla base di tutto c’è un latente odio di sé, un’identità traballante, la paura di affermare se stessi. Sui motivi profondi di questo odio di sé vi rimando al libro e alle parole di Fiamma, che questo odio di sé lo conosce bene avendolo affrontato, e sconfitto, ai tempi in cui era una giovane rappresentante della sinistra di allora, quando stare dalla parte di Israele era un tabù, e, ebrei o no, non si poteva fare altro che condannare il paese che stava lottando per la propria sopravvivenza.

Il titolo del libro, Israele siamo noi, è già di per sé un’affermazione decisa, sicuramente coraggiosa, ma anche molto eloquente. Israele è un simbolo e un modello al quale dovremmo fare riferimento. Una società multietnica che riesce a far convivere le diversità nonostante le pressioni esterne, il terrorismo e la guerra. Una situazione nella quale potremmo trovarci anche noi, dunque un modello da tener presente per il nostro futuro, che forse è gia qui senza che ce ne siamo accorti. Noi è una porta che si apre, un richiamo a tutti coloro che vogliono vivere secondo i valori delle società libere. Di questo noi può far parte chiunque, a prescindere dalla religione o dalla provenienza. Non si tratta di un circolo chiuso da frapporre ad un altro schieramento, non è certo un serrare le fila verso lo scontro di civiltà, è piuttosto un richiamo a ritrovarsi, come persone che credono nei veri diritti dell’uomo. Fiamma propone poi, come passo da compiere per una politica lungimirante, di accogliere Israele nell’Unione Europea e nella Nato. Israele è l’avanguardia delle democrazie occidentali oggi, ci spiega, è il fronte della battaglia contro il fondamentalismo islamico, un fronte che è anche il nostro, dunque, accogliere Israele tra noi, non solo nell’anima, ma anche ufficialmente, è un atto dovuto e utile. Ma sul buon esito di questo punto, Fiamma pare pessimista: sono troppi i fantasmi da scacciare per riuscire a prendere una decisione simile. Prevarranno miopia e paure latenti.

Ad ogni modo, rimane il messaggio profondo del libro. Israele siamo noi significa che un giorno i pericoli di Israele saranno i nostri, quindi meglio abituarsi all’idea fin da adesso, in modo da essere pronti poi. Ma vuole dire anche che se non riusciamo ad immedesimarci nella lotta di Israele per la propria esistenza di paese libero che vuole salvare le proprie radici culturali non saremo nemmeno capaci di essere noi stessi, e in questo modo perderemo la grande sfida del nostro tempo.