Sicurezza, Amato cede alla sinistra radicale e ignora il centrodestra
07 Novembre 2007
L’ennesima retromarcia. E stavolta sulla sicurezza. Il governo Prodi si avvia a trovare l’intesa con la sinistra radicale sul decreto legge sulle espulsioni edulcorandolo.
Il tutto a scapito della tutela dell’incolumità dei cittadini. Questa la situazione all’indomani del vertice tra Prodi e i ministri Amato, D’Alema, e Ferrero organizzato per trovare un accordo nel centrosinistra e scongiurare l’ipotesi di arrivare al voto divisi.
Sarà l’aria della finanziaria ma il premier è in vena di trattative e soprattutto di intese. Sia chiaro sempre al ribasso per i cittadini. Infatti così come tra sovvenzioni ed elargizioni nella manovra di Bilancio si stanno scaricando gli effetti sui cittadini, così la decisione di spalancare le porte alle richieste della sinistra radicale sul dl sicurezza avrà come unica conseguenza di ridurre la soglia di tutela per gli italiani.
Poco male perché l’obiettivo del professore è quello di durare e di evitare trappole, soprattutto perché il cammino del decreto inizierà al Senato. Già oggi in Commissione Affari Costituzionali dovrebbero essere votati i presupposti di urgenza e necessità. Un voto senza pericoli dove ci sarà quasi certamente l’unanimità. Il decreto poi passerà in Aula, presumibilmente la prossima settimana.
Da quel momento inizierà il cammino del provvedimento con la presentazione degli emendamenti ed infine la votazione che dovrebbe essere verso la metà di novembre. Allora si vedrà se l’intesa nella maggioranza sarà stata trovata e reggerà alla prova dei numeri.
Intanto per ora si lavora di lima e forbici per evitare che Palazzo Madama diventi un Vietnam. Blindare il centrosinistra: questo è l’obiettivo di Prodi. Perché sarebbe davvero incredibile che il governo cadesse non tanto sulla finanziaria ma sul decreto sicurezza. Al danno della crisi si aggiungerebbe quello dell’immagine (scivolare su un provvedimento che l’opinione pubblica sente moltissimo sarebbe deleterio).
Effetti negativi che potrebbero persino raggiungere lo stesso Veltroni la cui immagine di sindaco dopo la tragedia di Tor di Quinto si è alquanto offuscata.
Ecco spiegata la frenesia per trovare l’accordo ed un Amato disponibile a rivedere alcuni punti del suo provvedimento.
In particolare la questione delle espulsioni. Saranno sempre i prefetti ad operarle ma sarà necessaria la convalida del giudice ordinario del tribunale monocratico. Una richiesta fatta esplicitamente da Rifondazione Comunista e che renderà ancora più farraginoso e lento il sistema delle espulsioni.
Inoltre è definitivamente tramontata l’ipotesi di provvedimenti nei confronti dei nullatenenti che quindi continueranno a vagabondare per la nostra penisola. Infatti proprio il ministro Amato ieri precisava che si tratterà di “interventi mirati attinenti a persone di cui sia accertata una concreta pericolosità”. E questa mattina il capogruppo alla Camera di Rifondazione Comunista, Gennaro Migliore, ha ribadito che “l’idea che i nullatenenti debbano essere espulsi è contrario alla civiltà giuridica ed al senso comune”.
Ieri sera sarebbe stata fatta anche una stima di quanti potrebbero essere accompagnati alla frontiera: circa una decina. Numeri certamente irrisori e ben al di sotto delle reali esigenze. Come era naturale attendersi l’accordo con la sinistra radicale adesso allontana l’ipotesi di un voto bipartisan sul provvedimento.
La Casa delle Libertà aveva, infatti, dato la sua disponibilità a votare il decreto ma purché fossero apportate delle modifiche che rendessero più efficaci le misure di prevenzione. Tra queste anche l’espulsione dei nullatenti.
Da Pierferdinando Casini arriva già un avviso di chiusura: “Il decreto rischia di non essere votabile per l’opposizione perché si sta posizionando sulle richieste di Rifondazione. E mi preoccupa molto%E2