Sicurezza: le toppe di Amato per rimediare ai danni del governo

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sicurezza: le toppe di Amato per rimediare ai danni del governo

06 Settembre 2007

Non sempre la disperazione è cattiva consigliera. Qualche volta riesce a far fare gesti politicamente significativi, pur se non condivisibili (in larga parte) nel merito. Capita così che una Sinistra in crisi sulla sicurezza, a causa delle scelte operate in un anno e più di governo, appaia propositiva e interessata sul tema, al punto da riempire le pagine dei giornali; e perfino le divisioni al suo interno fanno emergere decisioni sofferte, che comunque si intendono assumere, nonostante i contrasti.

E’ sufficiente un rapido bilancio di quanto Prodi e compagni hanno (dis)fatto sul punto fino a questo momento per convincere della loro totale inadeguatezza ad affrontare l’emergenza che hanno provocato. Tra i fattori che garantiscono un livello accettabile di sicurezza vi sono una congrua dotazione di uomini e di mezzi per le forze di polizia e lo sforzo di far rispettare le regole (non solo di quelle scritte nel codice penale). Il governo in carica ha privato il sistema di risorse essenziali e ha accentuato il tasso di illegalità, consolidando la convinzione che violare le regole resta ordinariamente senza conseguenze. Lo stesso ministro dell’Interno ha più volte in Parlamento denunciato la pesante riduzione dei fondi per il comparto voluta dall’ultima Legge finanziaria: l’incremento del carico fiscale, cui hanno fatto seguito maggiori entrate, è stato paradossalmente accompagnato dalla decisione di ridurre complessivamente di un miliardo di euro l’intero sistema della sicurezza. Risultato: Amato ha riferito di aver chiesto ai Vigili del Fuoco di non pagare i canoni di locazione degli immobili nei quali operano e di utilizzare i pochi soldi rimasti per fare benzina!

A proposito di benzina: nella Finanziaria del 2006 la voce relativa al carburante e alle riparazioni delle vetture delle forze di polizia era di circa 67 milioni di euro; nel 2007 è stata ridotta a 27: 40 milioni di euro in meno da un esercizio finanziario all’altro! Questo spiega l’incremento sensibile di incidenti stradali, anche mortali, corrispondenti alla diminuzione dei controlli, a sua volta conseguente al fatto che più della metà delle automobili delle forze dell’ordine restano in garage. Spiega, ancora, una minore presenza sul territorio, che incide negativamente sulla prevenzione dei reati. La prima misura che un governo serio dovrebbe adottare è ripristinare le risorse decurtate; parallelamente, la prima cosa che una opposizione che voglia essere incisiva è chiamata a fare è pretendere incrementi di spesa sulle voci più significative (fra le quali il sostegno ai servizi di informazione e sicurezza, semiparalizzati dal taglio secco del 50% delle loro dotazioni, decise sempre dall’ultima Finanziaria).

E’ patetico l’interesse quasi esclusivo sui lavavetri, mentre rapinatori, ladri, estorsori e omicidi viaggiano in libertà. E’ vero che l’indulto è stato votato dai 3/4 dei parlamentari, ma è altrettanto vero che il governo Prodi ha dato un contributo decisivo al suo varo: in particolare, il ministro Mastella, enfatizzando il problema carceri e portando alla Camera e al Senato dati falsi su quanti avrebbero fruito del provvedimento di clemenza (12.000, a suo dire; 43.000, a distanza di un anno), e il ministro Amato, rifiutando di illustrarne le prevedibili conseguenze in termini di incremento dei reati più gravi. Ciò ha permesso di rimettere anzitempo in libertà – e di restituire al loro disonesto lavoro – migliaia di rapinatori, ladri ed estorsori. In un anno rapine, furti, estorsioni e omicidi sono cresciuti: è proprio il caso di continuare a parlare di lavavetri? Ma, anche qui, è il caso che l’opposizione, probabilmente distratta dalle discussioni su legge elettorale e su assetti di partito, accetti questo piano dialettico?

Se il governo annuncia nuove norme per garantire la sicurezza delle città, ci si può chiedere: ma perché qualcuno ha abrogato le disposizioni esistenti, che vietano di molestare il prossimo? Che cosa impedisce a un poliziotto, o a un vigile urbano, di togliere dalle strade accattoni, prostitute, trans e rispettivi sfruttatori, imbrattatori di muri, e così via? Se hanno iniziato a farlo a Firenze, e in altre città, è proprio perché la legge lo consente (o lo impone). Non servono nuove figure di reato per questi illeciti da strada: serve la puntuale applicazione di regole la cui inosservanza è stata colpevolmente tollerata. Accompagnata dal ricordo che – non sempre dagli stessi soggetti, ma certamente dal medesimo schieramento – il “no ai lavavetri” è stato finora contraddittoriamente affiancato dal “sì (di fatto, ma anche di diritto) ai clandestini”: un anno abbondante di scelte amministrative del governo Prodi ne ha incrementato il numero, consolidando uno dei fattori più diffusi di aumento della criminalità.

Per concludere. Le novità del “pacchetto” Amato-Mastella non appaiono tali: è un costume vecchio scrivere norme rigorose per non applicare quelle già esistenti. Manzoni raccontava questa prassi per biasimarla, Amato e Mastella preferiscono seguire don Ferrante e le sue “grida”. L’opposizione ha un compito semplice: denunciare con equilibrio le ragioni per le quali la criminalità è cresciuta ed esporre che cosa farebbe se fosse maggioranza; magari al netto della voce “lavavetri” e delle parallele “grida” sul ripristino di pene di morte o corporali…