Sicurezza, passa la seconda fiducia e domani il voto finale

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Sicurezza, passa la seconda fiducia e domani il voto finale

01 Luglio 2009

A Palazzo Madama il governo incassa la fiducia su due dei tre articoli del disegno di legge sulla sicurezza, modificato due mesi fa alla  Camera. Domani l’ultimo voto di fiducia sul terzo articolo, poi verrà  approvato in via definitiva il provvedimento considerato uno dei punti-chiave del programma del centrodestra. La fiducia posta sul testo, esattamente come accaduto a maggio per Montecitorio, viene letta nei ranghi della maggioranza come segno tangibile della determinazione dell’esecutivo a rispettare le promesse fatte in campagna elettorale sui temi della sicurezza e dell’immigrazione clandestina sui quali, peraltro, Pdl e Lega hanno ricevuto la fiducia della maggioranza degli italiani. Nessun indugio, dunque. E’ il leit motiv degli interventi degli esponenti della maggioranza che si sono succeduti durante la lunga seduta dell’Aula, dove non sono mancati accesi botta e risposta coi senatori dell’opposizione, fortemente critici sui contenuti del provvedimento, specie per l’introduzione del reato di clandestinità .

Pd e Idv individuano nel nuovo ricorso alla fiducia un elemento di debolezza dal momento che il centrodestra ha i numeri in Parlamento per evitarlo; in realtà esistono divisioni nelle file della maggioranza – è l’accusa ribadita tra gli altri, dal senatore Pd Casson  – e un atteggiamento di subalternità del Pdl nei confronti della Lega che dei temi della sicurezza ha sempre fatto il proprio cavallo di battaglia. Analisi rispedita al mittente dal presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri per il quale “dopo un anno di discussione, la fiducia sottolinea la priorità di un disegno di legge a lungo discusso e che rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”. Il Parlamento ha avuto tutto il tempo per legiferare sulla materia con ”arricchimenti e contributi” venuti prima dal Senato e poi dalla Camera, sottolinea Gasparri.  Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento in Aula del capogruppo del Carroccio Federico Bricolo che elogia l’iniziativa del governo e accusa la minoranza di “fare polemiche sterili”. D’altra parte, incalza, quelli della sinistra “sono diventati il partito del no su ogni proposta, pure sui temi come il contrasto all’illegalità, così tanto sentiti dai cittadini”.Il filo conduttore che accomuna le dichiarazioni di numerosi senatori della Lega  ruota attorno al concetto “a noi interessano i fatti e il giudizio dei cittadini”, oltre alla difesa dell’iniziativa assunta dal governo.

Dalle file del Pd la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro attacca la maggioranza e considera il ddl sicurezza uno “dei più orribili, inutili e dannosi provvedimenti che siano stati concepiti, la cui inutilità è pari solo alla sua capacità offensiva nei confronti dei più elementari diritti umani: dal diritto al matrimonio, al diritto di far nascere un figlio”. Anche per il capogruppo dell’Udc Giampiero D’Alia dietro la decisione dell’esecutivo ”c’è la paura del voto segreto e la volontà di imporre il pensiero unico leghista”.

Immigrazione, criminalità, sicurezza pubblica sono i tre cardini del ddl. Tra le novità di rilievo, l’introduzione del reato di clandestinità che resta il punto più controverso e contestato dall’opposizione. Il provvedimento del governo stabilisce che il reato è punito con un’ammenda che va dai cinquemila ai diecimila euro per lo straniero che, violando la legge, “fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato”. E’ inoltre previsto il carcere da sei mesi a tre anni per “chiunque, a titolo oneroso e al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio anche in locazione, un immobile ad uno straniero privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione”. Dal testo sono invece sparite le norme sui cosiddetti “medici spia”. Resta la norma sulla necessità di essere in regola con i documenti per accedere agli uffici pubblici.

Sempre sul fronte dell’immigrazione clandestina, il disegno di legge prevede la possibilità di prolungare fino a 180 giorni la permanenza degli irregolari  nei Centri di identificazione ed espulsione. Inoltre, in caso di mancata cooperazione al rimpatrio da parte del paese terzo interessato o in caso di ritardi per acquisire la documentazione necessaria , il questore può chiedere una prima proroga di 60 giorni, cui se ne può aggiungere una seconda.  L’altra novità riguarda l’istituzione di un Fondo rimpatri presso il ministero dell’Interno. Obiettivo:  finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i paesi di origine.

E mentre nell’Aula di Palazzo Madama si alternavano interventi e dichiarazioni di voto, fuori non sono mancate le ormai “tradizionali” iniziative di protesta . Questa volta a manifestare sono gli esponenti della “Rete no al pacchetto sicurezza” (molti gli immigrati, tra cui donne e bambini) che hanno lanciato decine di pannolini contro la sede del Senato e  il cordone di forze dell’ordine posizionato davanti all’edificio. Poi il sit-in si è spostato a piazza Navona dove si sono alternati ai microfoni rappresentanti dei centri sociali, dei blocchi di precari metropolitani, dei movimenti di lotta per la casa e diversi immigrati di varie associazioni.

Dopo il lancio dei pannolini, iniziativa decisa – spiegano gli organizzatori – per simboleggiare la questione delle badanti e dei lavoratori stranieri in nero, i manifestanti sotto una pioggia battente hanno dato vita a un  corteo non autorizzato, dietro lo striscione  con la scritta ”No al pacchetto in-sicurezza”. I dimostranti hanno attraversato le vie del centro fino a sostare per qualche minuto davanti alla sede della prefettura.

Intanto, anche oggi, il presidente della Camera Gianfranco Fini, pur non commentando il voto di fiducia al Senato sul pacchetto sicurezza, ha voluto rimarcare la sua posizione sostenendo che “non si può pensare di affrontare il tema dell’ immigrazione solo con politiche domestiche perchè sarebbe come porre francobolli su una parete grande chilometri”. Messaggio, seppure indiretto, all’indirizzo dell’alleato Bossi.