Silvio non molla su Quirinale e toghe rosse, Pdl pronto alla piazza

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Silvio non molla su Quirinale e toghe rosse, Pdl pronto alla piazza

18 Marzo 2013

Silvio Berlusconi è pronto a dare battaglia sulla presidenza della Repubblica. Lo ha detto oggi, chiaro e tondo, alla riunione del gruppo Pdl alla Camera. Il Cav. promette mobilitazione nelle piazze e in Parlamento, dice ai suoi di non mollare visto che siamo in clima di campagna elettorale, e torna all’attacco contro la "magistocrazia" che si augurerebbe di fargli fare la fine di Craxi.

In realtà il Cav. deve prepararsi a difendersi non solo dagli attacchi ai giudici ma anche dall’onda mai placata dell’antiberlusconismo militante, quello delle statuette lanciate in faccia, delle contestazioni dei giorni scorsi, di tutto l’arcipelago della sinistra antagonista, ma neanche tanto, e grillina, a cui prudono le mani e che sogna già di essere in piazza a fine marzo per una nuova pioggia di monetine.

Berlusconi ha le spalle forti e non cederà di un millimetro com’è sua abitudine ma viene da chiedersi se dopo aver scelto da solo le presidenze delle Camere il Pd voglia intestardirsi sulla strada presa, alimentando la retorica degli impresentabili evocata ieri dalla Annunziata, e soprattutto mettendo un’altra personalità di sinistra al Quirinale.

"Credo che la sinistra sceglierà anche il presidente della Repubblica", ha detto con tono pessimistico il Cav., "e allora daremo battaglia nelle piazze e nel Parlamento". "All’interno della magistratura c’è una parte che ha formato una specie di associazione a delinquere che usa il potere giudiziario a fini politici: è una magistratocrazia". "C’è una operazione per farmi fare la fine di Craxi. Ma hanno sbagliato persona".

Toni sferzanti, quindi, e d’altra parte di fronte al muro contro muro alzato da Bersani che altro si potrebbe fare? La Coalizione di Centrodestra ha preso il 30 per cento dei voti. Può supinamente accettare di essere tagliata fuori, manu militari, da tutte le cariche istituzionali che contano? Meglio nuove elezioni.

Sull’argomento torna a farsi sentire la Lega Nord che, per bocca di Calderoli, dà un’ulteriore apertura di credito al Pd, spiegando che il prossimo inquilino del Quirinale "non dovrà avere tessere di partito, e men che meno essere il quarto di sinistra".