Silvio, Veronica e i direttori
04 Maggio 2009
di redazione
Silvio e Veronica si sono sposati trent’anni fa. Il loro è stato un amore appassionato, tormentato, difeso contro tutto e contro tutti e poi coronato di fronte a testimoni col fatidico sì. Da quell’unione Silvio e Veronica hanno avuto tre figli, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Certo, forse del tutto vane le promesse di “essersi fedeli sempre”. Ma si sa, ogni matrimonio ha i suoi segreti che vanno custoditi il più possibile come tali.
Oggi quel matrimonio è finito. Silvio e Veronica hanno deciso per i motivi più varii, e come accade sempre in questi casi, per un concorso di colpe, di separarsi. Tutto rientrerebbe in una triste normalità. Tutto richiamerebbe all’esperienza dolorosa e tormentata di centinaia di coppie che ogni giorno si separano nel nostro paese. Nella decisione di interrompere questo legame che, almeno formalmente, dura da trent’anni ci sono, più o meno amplificati, tutti gli elementi di un sentimento spezzato: anche se il “lui” della coppia fa di lavoro il presidente del Consiglio.
Ci sono le recriminazioni reciproche (ma a guardar bene neanche troppe rispetto alla media), ci sono le scenate in luogo pubblico, ci sono molti aspetti legali e finanziari di cui discutere, c’è il problema dei figli da risolvere, ci sono le intenzioni da entrambe le parti di non farne alcun uso strumentale, tanto più che i figli sono grandi, grossi e più che tutelati.
Eppure, da liberali, che vorrebbero che la sfera personale si giocasse tutta (o quasi) tra le mura domestiche, ci è sembrato da subito che ci sia molto di stonato in tutta questa storia. Che la grancassa mediatica stavolta abbia risuonato con troppa eco, con pagine e pagine di giornali che raccontano solo di questo, ben più che della ragazza afghana uccisa dai militari italiani a Herat o dei successi americani della Fiat. E la conferma ci è arrivata oggi, leggendo che addirittura i direttori di due tra i più importanti quotidiani nazionali si sono scomodati per discettare liberamente col presidente del Consiglio in merito alla sua partecipazione alla festa di una diciottenne.
Si dirà che la vicenda, riguardando il presidente del Consiglio, assume per forza una valenza politica. Sarà pur vero. Ma allora perchè quel fior fiore di giornalisti e di direttori che hanno avuto il Cav. sotto tiro per due interviste fotocopia non gli hanno fatto una vera domanda che è una.
Non ci piacciono le “questioni morali”, non ci piacciono fin dai tempi di Tangentopoli, soprattutto se il moralismo viene issato con scopi puramente politici quando non di colpo giornalistico. Ci piace invece considerare tutta questa vicenda come l’ultimo atto della triste storia di un uomo e di una donna che le vicende della vita hanno prima unito poi separato. La politica c’entra, perchè è certamente il luogo in cui le strade di Silvio e Veronica si sono allontanate e divise. Ma non serve a stabilire torti e ragioni, vincitori e vinti.