Siria, 3 giorni di raid contro Assad. Di questa guerra si sa già troppo
28 Agosto 2013
di Ronin
Dell’intervento in Siria, se ci sarà, sappiamo già tutto. Che la luce verde potrebbe arrivare nel fine sttimana, giovedì o venerdì. Che Obama sta decidendo ma le portaerei Usa si muovono verso Damasco. Che la Gran Bretagna di Cameron ha i piani militari già pronti. Che Francia e Turchia sono pronte all’azione anche senza copertura Onu e che l’Italia invece se sarà così non concederà le sue basi. Sappiamo che sarà un attacco lampo, che potrebbe durare tre giorni. Sappiamo il modello, il Kosovo. Sappiamo che i missili pioveranno su obiettivi precisi (non è chiaro quali a meno che gli Usa non sappiano dove sono le scorte di armi chimiche di Assad), che ci sono anche altre opzioni in gioco come istruire e armare i ribelli. Sappiamo che il segretario alla difesa americano, Hagel, ha tutti gli "asset necessari per essere in grado di onorare e assecondare qualsiasi opzione il presidente". Naturalmente tranne la no-fly zone e l’intervento militare sul terreno, gli unici a dare la sicurezza del cambio di regime. Quello che non sappiamo è come reagirà la Siria, con i suoi alleati armati, Iran ed Hezbollah, e gli stati guida di riferimento, Russia e Cina. Perché mentre i Paesi occidentali sciorinano i loro piani e il cronoprogramma dell’intervento, il ministro degli esteri siriano si limita a dire: "In caso di attacco ci difenderemo con ogni mezzo a disposizione", con "mezzi di difesa che sorprenderanno". Se sono del tipo quelli usati per affondare il sito del New York Times, sarebbe meglio preoccuparsi un po’.