Siria, Dall’Oglio “ospite” di Al Qaeda è un controsenso
12 Agosto 2013
Salam Kawakibi di "Arab Reform" assicura che Padre Dall’Oglio è vivo. Dice di aver avuto informazioni attendibili "poche ore fa" dai ribelli di Raqqa. ‘Seguo questa questione ora dopo ora," spiega il vicedirettore della associazione che riunisce think tank arabi europei e america, "e le mie ultime informazioni confermano che padre Paolo, che è un amico, è in buona salute. E seguo tutte le strade per saperne di più”. ”Queste false informazioni si sono originate da facebook dove gente cerca di fare sensazionalismo”.
Ieri un sito arabo, che riporva le dichiarazioni di "un alto rappresentante dell’Esercito siriano libero" aveva parlato di "esecuzione" di Dall’Oglio. Secondo il segretario generale del Fronte nazionale siriano, Al Attasi, "l’intelligence di Assad ha infiltrato gruppi islamisti contribuendo alla esecuzione del prelato". La Farnesina per tutta la giornata non aveva confermato le dichiarazioni sulla morte dell’italiano, "si tratta di un’indicazione che va presa con estrema cautela". Poi la smentita di Kawakibi. Che però usa una definizione un po’ inquietante, spiegando che Dall’Oglio sarebbe "ospite" del gruppo "Stato islamico dell’Iraq e del Levante".
Sappiamo che il Governo siriano aveva espulso il gesuita per l’aiuto e la solidarietà data dal prelato a chi si batte contro il regime di Assad. E negli ultimi giorni si sono rincorse voci sulla matrice di gruppi filo-qaedisti che l’avrebbero rapito, qualcuno ha detto ‘infiltrati’ proprio dal regime. Qualsiasi sia la verità, se è comprensibile usare il linguaggio della moderazione nella speranza che Dall’Oglio venga liberato, non riusciamo proprio ad associare l’immagine del sequestro di un un uomo di fede a quello della "ospitalità" di un gruppo terrorista.