Siria, la statua della libertà simbolo delle primavere arabe fallite

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Siria, la statua della libertà simbolo delle primavere arabe fallite

02 Novembre 2016

Sul web è diventata virale la “Statua della libertà siriana”, postata oggi su Twitter da Ian Bremmer, analista di scienze politiche e a capo di Eurasia Group. La statua, scrive Bremmer, “fatta con le macerie dei bombardamenti di Aleppo, dall’artista siriano Tammam Azzam” è “sconvolgente”. Nelle lamiere contorte, in effetti, sembra intravedersi il braccio alzato del colosso che accoglie chi arriva a New York. Il tweet di Bremmer è diventato virale su Internet, con migliaia di condivisioni, proprio nel bel mezzo della guerra al terrore e delle operazioni militari in Iraq e Siria. In realtà, poi si è scoperto che l’opera era un fotomontaggio, realizzato da Azzam durante le “primavere arabe”. 

Un’ immagine, nient’altro. Il riflesso di qualcosa finito male, le “arab spring” obamiane, appunto. Insomma, l’ottimismo dell’artista che si scontra con la durezza della realtà. La statua della libertà – quella originale di New York – venne inaugurata il 28 ottobre 1886 e fu progettata dai francesi Frédéric-Auguste Bartholdi e Gustave Eiffel, anche se quest’ultimo si occupò principalmente dello scheletro di sostegno. È alta 93 metri (compresi i 47 m del piedistallo) ed è visibile fino a 40 chilometri di distanza. La Statua della Libertà raffigura una donna che indossa una lunga toga e sorregge in una mano una fiaccola (simbolo del fuoco eterno della libertà), mentre nell’altra stringe un libro con la data «July IV MDCCLXXVI» (4 luglio 1776, giorno dell’Indipendenza americana). Ai piedi della Statua, ci sono delle catene spezzate (la liberazione dal dispotismo) e in testa ha una corona a sette punte (i sette mari e i sette continenti). 

Nella tradizionale cena pre-elettorale al Waldorf Astoria di New York organizzata dalla Alfred and Smith Memorial Foundation, qualche settimana fa, Hillary Clinton si è chiesta che voto darebbe Trump alla Statua della Libertà: “quattro” o “forse cinque” se lascia la torcia e il libro e si sistema i capelli, ha ironizzato Hillary, alludendo allo scandaletto sugli apprezzamenti sessuali fatti da Trump in un’ intervista. Scherzare non fa mai male, eppure Hillary farebbe meglio a pensare alla Statua della Libertà postata da Bremmer. Quella di Aleppo, delle Primavere arabe tradite e alla retorica obamiana, completamente fallimentare in politica estera. Grazie alla premiata ditta Obama-Clinton, infatti, si è prodotto solo una grande caos sanguinoso in Medio Oriente. Altro che libertà.