Siria, Obama e Cameron pronti a colpire. Con tanti dubbi
28 Agosto 2013
Come accadde per la Libia il primo ministro inglese David Cameron è pronto a intervenire in Siria con gli Usa di Obama. Il Regno Unito "sta preparando un piano per una possibile azione militare in risposta all’uso di armi chimiche in Siria", ha fatto sapere stamattina il portavoce di Cameron. Paesi europei come l’Italia, che si appresta a prendere la guida della Ue, frenano, in attesa di condividere le prove sulla "smoking gun", il gas usato da Assad contro i ribelli, mentre la Nato si riunisce giovedì.
Nel frattempo la Siria, l’Iran e la Russia fanno quadrato continuando a sostenere che video e prove sono dei falsi messi in giro per trovare una legittimazione all’intervento, con Mosca che chiede "saggezza" a Usa e Gb se non ci sarà una autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Oggi il Times ha fatto un titolo un po’ strano sull’intervento "Tony Blair joins gloabl clamour for attack on Syria", quantomai equivoco visto che rievocare il blairismo significa riportare alle mente degli inglesi la Guerra in Iraq e con la Guerra in Iraq la la memoria di altre pistole fumanti pataccate (l’Iraq non è mai stato un conflitto molto amato dai sudditi di Sua Maestà, delusi anche dalla fine che ha fatto il "nuovo impero", la "swinging london" degli anni Novanta).
Nè andrebbe sorvolato l’editoriale di Roger Cohen sul NYT che prende in giro la frustrazione inglese di essere diventati da impero globale uno dei Paesi Ue. Sempre il Times, ha pubblicato questa foto a commento del pezzo su Blair, con un siriano soccorso da medici in barella, dato per morto ma che non sembra defunto al cento per cento, a guardarla bene. Cohen ha sottolineato come l’intervento anglo-americano rischia di essere fallimentare se non sarà chiaro cosa e dove distruggere con i missili lanciati dalle navi da guerra ormeggiata nel Mediterraneo Orientale.
Cohen, tradizionalmente un attento osservatore delle relazioni israelo-americane, sembrerebbe confermare quelle ipotesi che vogliono un Israele scettico sull’intervento (ieri sono state distribuite maschere antigas ai cittadini israeliani). America e Gran Bretagna sono intervenute in Libia, rovesciando Gheddafi ma lasciandosi dietro il caos. Non sono intervenute in Egitto, dove pure è finita nel caos. C’è poi lo scandalo Snowden, che ha macchiato la buona reputazione del governo Usa. Insomma, c’è frustrazione per gli insuccessi degli ultimi anni. Ma non sarà qualche batteria di missili lanciati contro la Siria a cambiare la situazione.