Siria: Putin ordina il ritiro, “Ora piano di pace”
15 Marzo 2016
di redazione
Vladimir Putin ha ordinato il ritiro della «maggior parte» delle forze russe dalla Siria. Una mossa a sorpresa la sua, motivata dall’intento di facilitare i negoziati ripresi oggi a Ginevra tra governo e opposizioni. Negoziati di cui l’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, parla come «il momento della verità». Il ritiro russo comincerà oggi, al quinto anniversario dell’inizio della guerra che ha messo in ginocchio il Paese.
Il capo del Cremlino, citato dalle agenzie russe, ha detto che «gli obiettivi sono stati raggiunti, le forze russe hanno creato le condizioni per far iniziare il processo di pace» e ora il loro ritiro può essere «una buona motivazione per dare inizio ai negoziati politici tra le forze del paese». Putin ha informato della decisione in una conversazione telefonica il presidente siriano Bashar al Assad, che gli avrebbe assicurato di «essere pronto a iniziare il processo politico il più presto possibile».
Per Damasco la decisione russa è stata presa in totale accordo tra i due leader, mentre i rappresentanti dell’opposizione siriana hanno aperto all’annuncio di Putin affermando che «se c’è la volontà di ritirarsi, ciò può dare impulso ai colloqui di pace». Nel comunicato della Casa Bianca, dopo la telefonata tra i due leader, si parla dell’obiettivo di fare avanzare la trattative politiche su una risoluzione del conflitto e si sottolinea che Obama ha messo in evidenza la necessità di una transizione politica.
Già montano le speculazioni secondo cui il solido rapporto tra Putin e Assad si sarebbe incrinato, portando la Russia a defilarsi dal conflitto in Siria. Ma il Cremlino ha smentito i rumor, affermando che la decisione del ritiro è avvenuta in modo consensuale tra i due paesi. L’intervento aereo della Russia in Siria è iniziato lo scorso settembre, ed è stato oggetto di forti critiche da parte degli Usa e degli alleati, che hanno accusato spesso Mosca di attaccare, nel territorio siriano, non tanto i terroristi dell’ISIS, quanto indiscriminatamente le forze di opposizione al regime di Assad.
Nessun dettaglio è stato dato su quanti aerei e soldati saranno ritirati dalla Siria, né è chiaro quante forze militari la Russia abbia dispiegato nel paese. AP riporta che le stime degli Stati Uniti parlano di un numero compreso tra le 3.000 e le 6.000 unità. Nel grafico pubblicato sul sito della BCC, vengono identificate le aree della Siria sottoposte al controllo delle diverse forze che operano nel territorio
Secondo l’Onu, gli abitanti delle aree assediate sono circa mezzo milione, mentre Medici senza Frontiere ha parlato oggi di 1,9 milioni di persone. Le sofferenze più gravi sono quelle dei bambini, come ha ricordato in un rapporto l’Unicef: sono 8,4 milioni, pari all’80 per cento, quelli colpiti in qualche modo dal conflitto. Sette milioni vivono in povertà, mentre 3,7 milioni sono nati dopo l’inizio della guerra, e quindi non conoscono altra realtà.
De Mistura insiste sulla necessità di tenere elezioni presidenziali entro i prossimi 18 mesi. Le opposizioni pretendono l’uscita di scena del capo del regime, mentre la delegazione governativa ribadisce che le trattative devono procedere senza«precondizioni». Inoltre, a pesare sul percorso negoziale è l’assenza delle forze curde che controllano vaste regioni nel nord della Siria, e che la Russia ha chiesto inutilmente di far sedere al tavolo delle trattative.
Le basi di Tartous e Himeimym resteranno presidiate da militari russi, pronte a ospitare nuovi rinforzi in caso di necessità. Infatti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha voluto commentare l’ipotesi che il ritiro di gran parte delle forze russe dalla Siria voglia dire anche la cessazione delle operazioni contro le milizie jihadiste limitandosi ad affermare che «sarebbe un errore sostenere che il ritiro significa che la questione del terrorismo è risolta». Non a caso il vice ministro della Difesa Pankov ha chiarito che «le forze aeree russe hanno il compito di continuare a colpire gli obiettivi terroristici».
Il ritiro di gran parte dei velivoli russi dalla Siria, accolto con cautela e numerose perplessità in Occidente, potrebbe non influire in modo sostanziale sulla capacità di mantenere l’offensiva poiché i jet di Damasco, che negli ultimi mesi hanno affiancato quelli russi, sono oggi in grado di sostenere da soli, con il supporto logistico e tecnico di Mosca, la campagna in atto contro le milizie islamiste.