Siria, spari sugli ispettori Onu. Occidente ha già perso
26 Agosto 2013
Siria. Non si tratta più del presunto attacco con gas contro i civili. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia ora flettono i muscoli inviando verso Damasco la flotta che a suo tempo fece terra bruciata attorno a Gheddafi. La telefonata fra Obama e Cameron dello scorso weekend va nella direzione dell’interento militare che potrebbe scattare entro la fine del mese.
Oggi ad Amman, in Giordania, s’incontrano i vertici militari di dieci Paesi, compresi quelli occidentali più scettici verso l’intervento (l’Italia è tra questi) e il blocco del mondo islamico, Arabia Saudita, Qatar e Turchia che sostiene l’opposizione siriana. Ma conviene davvero attaccare la Siria adesso? In tre anni, il regime alawita ha avuto tutto il tempo di massacrare migliaia di persone, civili inermi, senza bisogno del sarin, assediando le città ribelli, massacrando e torturando i "terroristi" senza che nessuno in Occidente muovesse un dito al di là delle dichiarazioni retoriche piene di umanitarismo peloso.
Se gli Stati Uniti avessero scelto di agire subito, sull’onda delle primavere arabe, quando le piazze si mobilitavano contro Assad chiedendo democrazia, forse il boia sarebbe caduto senza aprire le porte al fondamentalismo islamico e ad Al Qaeda. Invece si è preferito aspettare ripetendosi che la caduta del regime era imminente, le opzioni in mano a Obama si sono progressivamente ridotte, l’ipotesi del "cambio di regime" si è allontanata sempre di più, alla stessa velocità con cui gli islamisti infiltravano la ribellione siriana. Per non dire del nuovo Iran "moderato" e dei suoi amichetti Hezbollah che giorni fa in Libano hanno dato il primo segnale dell’inferno che sono pronti a scatenare.
Come dire, l’indagine delle Nazioni Unite sulle armi chimiche è già superata. Anzi, visto com’è andata in Iraq – quando non si ebbe il coraggio di spiegare le vere motivazioni del rovesciamento di Saddam Hussein, facendosi beccare con le mani nella marmellata – sarà meglio essere certi più dell’Onu su quanto è realmente accaduto col gas. Ma che il regime siriano durante la guerra civile abbia commesso atrocità di massa non è certo l’Onu che deve venire a raccontarcelo.
Lo sappiamo almeno da quando Obama disse che non si poteva superare la "linea rossa", quando la linea rossa ormai era già bella che superata. Questo è il paradigma dell’incertezza di Obama, il tratto distintivo della sua politica estera. Per cui è meglio pensarci bene due volte prima di sferrare l’attacco finale con una raffica di missili e una infornata di armi ai ribelli (jihadisti compresi?). In Siria ormai il danno è fatto. Le democrazie occidentali hanno archiviato l’esportazione della democrazia credendo che il mondo arabo potesse fare da solo. Che la guerra mondiale islamica non fosse più un problema. Continua ad esserlo, ma l’intermittenza occidentale non risolverà certo le cose.