Sky cerca di beatificare Mike ma scivola su un errore da principianti
09 Settembre 2009
di redazione
Una uscita di scena dai tempi televisivi perfetti. Mike Bongiorno è morto alla vigilia di un ennesimo debutto, la riedizione di Rischiatutto su Sky, ancora sulla cresta dell’onda, senza essere finito un solo momento nel dimenticatoio catodico, nonostante gli 85 anni suonati e a dispetto della sorte capitata a tanti illustri colleghi nei loro ultimi anni di vita, ed evitando di entrare nel cimitero degli elefanti riservato ai senatori a vita. Già, perché se avesse coronato questo sogno più volte espresso, si sarebbe probabilmente accorto, una volta smaltita la soddisfazione per uno status di tale prestigio, di trovarsi fuori dal suo habitat naturale, in un ruolo inutile o, peggio, trasformato in un voto da tirare per la giacchetta per cambiare i rapporti di forza in parlamento, come è accaduto regolarmente nell’ultima legislatura presieduta da Romano Prodi.
No, Mike se n’è andato bene. Ha avuto forse il sentore del declino, qualche anno fa, ma si è saputo rinnovare, grazie soprattutto al sostegno di Fiorello, che gli ha suggerito l’arma dell’autoironia, arrivata, tra spot e comparsate radiofoniche e televisive, a raggiungere livelli esilaranti, fermandosi appena in tempo prima di toccare una punta di patetico. Ha conosciuto l’amarezza del distacco da Mediaset e della disaffezione di Berlusconi, lui, autentico berlusconiano prima ancora di Emilio Fede e capace di esternare il suo sincero sostegno politico nel bel mezzo di una puntata della Ruota della Fortuna, ma ha trovato subito la sponda della piattaforma satellitare di Murdoch. Con Berlusconi avrebbe presto sancito una pubblica riconciliazione, assicura adesso il premier, e c’è da credergli, vista la sua tendenza a tenere vicino a sé in eterno antichi compagni di scuola e a favorire il ritorno all’ovile di tutti gli ex campioni del Milan giunti all’età della pensione.
Ad ogni modo, è Sky ad aver regalato gli ultimi sorrisi a Mike, almeno sul fronte professionale. La storia non dirà mai se il programma in partenza sarebbe stato un successo o un flop, ma è plausibile che il livello degli ascolti gli avrebbe dispensato qualche amarezza, se non altro per una fisiologica tendenza alla frammentazione nel ricchissimo palinsesto satellitare da parte degli abbonati, già di per sé una élite all’interno del pubblico televisivo. E se certi tipi di format non sono supportati da uno zoccolo corposo di popolo, perdono molto del loro senso, come dimostrato dal gran ritorno in tv di Lorella Cuccarini, sbarcata la scorsa primavera su Sky Uno senza che i più se ne siano accorti. Anche in questo frangente, dunque, Mike ha azzeccato probabilmente i tempi giusti.
Il legame dell’ultim’ora con la pay tv satellitare, peraltro, è stato testimoniato dall’enorme attenzione concessa alla morte del “padre della televisione italiana” da Sky Tg24, che per prima ha dato la triste notizia e che, ben più di Mediaset, si è poi prodigata a proporre ore di programmazione sull’argomento. Con qualche scivolone di troppo, in verità. Passi per i ripetuti interventi, al telefono e in studio, di Vittorio Sgarbi, ancora divertito a ricordare la colossale e incresciosa litigata che i due inscenarono durante le registrazioni di una puntata del suo tradizionale quiz del giovedì sera.
Il notiziario di Sky è andato oltre, pensando bene di improvvisare un’imbarazzante intervista in diretta a Maura Livoli, la concorrente di TeleMike a suo tempo lungamente umiliata dal sincero disdoro del mitico presentatore in quanto colpevole di aver portato con sé dei foglietti per aiutarsi a rispondere al quiz, ancora inviperita contro Bongiorno, a quasi un ventennio di distanza, e per nulla frenata dalle dolorose circostanze in cui si svolgeva l’imprudente conversazione telefonica. Una scelta infelice, certo, e una prova in più che non tutti sanno padroneggiare i tempi televisivi come per oltre cinquant’anni ha fatto Mike.