Smartphone e diritti d’autore. Dove sbaglia Gino Paoli
07 Febbraio 2014
di Joe Galt
Gino Paoli, presidente della Siae, dice che non ci saranno tasse su smartphone, tablet e prodotti tecnologici. Batte i pugni sul tavolo per difendere il diritto d’autore dalla "propaganda delle multinazionali". Poi spiega che la rideterminazione dei compensi per copia privata "non deve essere a carico di chi acquista lo smartphone ma del produttore, che riceve un beneficio dal poter contenere sul proprio supporto un prodotto autorale come una canzone o un film". Ora, a parte chiedersi che fine ha fatto il processo di liberalizzazione per le intermediazione dei servizi dei diritti d’autore che resta saldamente nelle mani della SIAE, ci chiediamo se Gino Paoli si sia chiesto su chi andranno a incidere i naturali aumenti di costo dei prodotti tecnologici successivi al colpo inflitto alle multinazionali. Se non sui consumatori stessi. Tassa o non tassa, mentre nel resto del mondo si cerca di favorire il comparto tecnologico, giudicandolo un traino della ripresa, da noi i costi aumentano.