Soldati nelle città: più sicurezza, meno criminalità
22 Novembre 2008
Ormai ci siamo abituati a vederli: belli, efficienti, marziali, osservano la forma e concretizzano la sostanza, fanno sicurezza e infondono un senso di sicurezza. Sono i militari che da tre mesi vigilano certi siti di alcune città italiane. Sono tremila, di cui mille impiegati per la vigilanza di obiettivi sensibili (cinquantuno a Roma, venti a Milano e uno a Napoli); mille per il controllo dei centri immigrati (a Lampedusa e in varie città delle province di Agrigento, Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Catanzaro, Crotone, Foggia, Gorizia, Milano, Modena, Roma, Siracusa, Torino e Trapani) e mille per le pattuglie miste in collaborazione con le forze dell’ordine in nove città (Bari, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino e Verona).
Oddìo, non tutte le amministrazioni comunali hanno voluto i militari: alcune, come Firenze, hanno preferito mantenere lo status quo. “Il piano nazionale sulla sicurezza è scattato ma Firenze ne è esclusa per colpa di un rifiuto ideologico. Perché Firenze ha scelto di non avvalersi di questo contributo? L’unica ragione sembra essere quella di un no ideologico”, ha dichiarato il consigliere comunale Gabriele Toccafondi. Della stessa opinione il consigliere Giovanni Donzelli: “Firenze è l’unica città metropolitana, insieme a Bologna, a non sfruttare quest’occasione. Scippatori, abusivi, ladruncoli, violenti e clandestini ringraziano commossi chi governa Firenze e
Fin dall’inizio non sono mancate le visioni contrapposte, fatto del tutto comprensibile nel Paese che da sempre si è diviso fra Orazi e Curiazi, fra Guelfi e Ghibellini, fra savoiardi e borbonici, fra gendarmi e briganti, fra repubblichini e partigiani, fra monarchia e repubblica, fra innocentisti e colpevolisti, fra Milan e Inter.
Da una parte qualcuno si è indignato contro la “militarizzazione delle città”. Strano: costoro non si sono mai indignati contro i reati perpetrati dalla malavita e ora si fanno venire l’orticaria alla vista delle uniformi. Ancora strano: a costoro non aveva mai dato fastidio vedere le uniformi dell’Armata Rossa a Budapest, a Praga e a Kabul.
Dall’altra è stato sottolineato che “Non si tratta di una militarizzazione delle città, ma di un’iniziativa che nasce dell’esigenza di dare una maggiore percezione di sicurezza ai cittadini”, come ha tenuto a precisare il Ministro della Difesa Ignazio
Anche i bloggers si sono scatenati su Internet. Qualcuno preferirebbe limitare l’esperimento, altri vorrebbero ampliarlo: “Speriamo che anche nella mia regione, l’Abruzzo, sia prevista questa presenza per contrastare quella criminalità che a volte sembra che sia sovrana e arrogante. Chi critica un provvedimento così utile credo che pecchi di favoreggiamento” ha commentato un internauta.
Qualcuno preferirebbe confinare i soldati all’interno delle caserme, altri li vedono di buon occhio anche al di fuori: “Io vedo nell’impiego sistematico di reparti delle forze armate un’ottima occasione per impiegare proficuamente delle risorse quasi sempre sottoutilizzate e per ciò poco motivate. Penso che una specie di home army, radicata sul territorio, che lo conosce e ci si muove con disinvoltura, possa contribuire a riaffermare la presenza dello Stato dovunque, ma in particolare nelle zone franche in mano alla delinquenza organizzata e spicciola. Questo impiego inoltre li prepara adeguatamente ai compiti che sempre più il nostro esercito deve affrontare nelle missioni all’estero, di peacekeeping, addestramento ed aiuto a popolazioni che hanno bisogno di protezione” ha chiosato un altro.
Qualcuno giura che queste cose accadono solo in Italia, altri li smentiscono così: “L’anno scorso, in vacanza a Parigi, ho potuto vedere che sotto
Ma, polemiche a parte, i primi risultati già si vedono, perché l’impiego dei soldati ha innescato un ciclo virtuoso. Impiegando i militari a guardia delle ambasciate e di altri punti sensibili, infatti, altrettanti carabinieri, poliziotti e finanzieri sono stati “recuperati” consentendo loro di dedicarsi al contrasto della criminalità e dei reati contro il patrimonio e gli episodi di micro e macrocriminalità sono calati sensibilmente: in media, gli episodi criminosi del bimestre agosto-settembre 2008 sono stati la metà rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A questo punto, chi può essere contrario alla proroga dell’impiego dei militari? Solo i malavitosi e chi è animato da preconcette riserve ideologiche.
Ora aspettiamo un ulteriore passo sul percorso del miglioramento della qualità della vita del cittadino: qualche efficace azione di contrasto alla piaga rappresentata da accattoni, zingari, mendicanti, giocolieri, saltimbanchi, lavavetri, intralciatori del traffico e molestatori vari degli automobilisti, nonché veri e propri killer dell’immagine dell’Italia nel mondo, costretti (vittime a loro volta) ad operare presso i semafori cittadini, schiavizzati da bande criminali senza scrupoli. Ma forse, per ottenere questo, basterebbe che i vigili urbani svolgessero bene il loro mestiere.
Cosa dire, dunque, ai nostri soldati? Grazie, ragazzi. Continuate così.