Sollecito si difende: “Metz vittima di un ladro solitario”
25 Ottobre 2008
di redazione
in sostanza è questa la tesi dei difensori del ragazzo pugliese, imputato insieme ad Amanda Knox e Rudy Guede dell’omicidio della studentessa inglese, avvenuto la notte tra il 1 e il 2 novembre 2007. Ieri davanti al gup di Perugia gli avvocati di Raffaele hanno mostrato le loro prove d’innocenza e armati anche di un manichino hanno dato la loro versione dei fatti nell’arringa davanti al magistrato.
Per il pool difensivo di Raffaele Sollecito Meredith Kercher è stata uccisa perchè ha visto in volto il ladro che la notte tra il primo e il due novembre è entrato nell’abitazione di via della Pergola. Un furto "finito male" provato – secondo i legali di Sollecito – da tre elementi chiave: la scomparsa dei soldi dell’affitto che Metz teneva in un cassetto della camera, la finestra rotta dall’esterno dal presunto ladro per entrare nella casa che credeva deserta e soprattutto un’impronta di una scarpa, nella cui suola si è infilzata una scheggia di vetro, della finestra rotta e usata come varco dal malintenzionato.
Nell’arringa difensiva l’impronta ha avuto un ruolo importante: è quella del ladro. Secondo la Procura che l’ha analizzata avrebbe anche un nome: ovvero sarebbe compatibile con l’impronta di Rudy Guede. Il ladro-assassino è dunque Rudy? Non sta alla difesa di Sollecito – secondo quanto detto dai legali – dire chi è il ladro, ma dimostrare l’innocenza del proprio assistito.
Così il pool ha cercato anche di smontare la prova dell’accusa dell’impronta sul reggiseno della vittima. L’avvocato Giulia Bongiorno, armata di manichino, ha dimostrato, aiutata dai suoi colleghi, come sia impossibile slacciare il reggiseno lasciando impronte esclusivamente sui gancetti e non anche sul tessuto. Un’elaborata ricostruzione sul campo fatta dai legali per vanificare una delle prove principe che secondo il pm Giuliano Mignini proverebbe la presenza e l’azione di Raffaele Sollecito nel corso dell’omicidio di Meredith, perpetrato, sempre secondo la Procura, insieme ad Amanda Knox e Rudy Guede. Le impronte di Sollecito trovate sul gancetto del reggiseno per gli avvocati della sua difesa sono solo il frutto di una contaminazione in sede di laboratorio.
Altro tema caldo dell’arringa difensiva degli avvocati Bongiorno, Brusco e Maori è stato quello dell’orario della morte di Meredith. Secondo la difesa la morte sarebbe avvenuta intorno o poco prima delle 22 del primo novembre 2007. Lo proverebbe una chiamata partita involontariamente verso una banca inglese dal cellulare di Meredith. Telefono che è stato – secondo la ricostruzione degli avvocati di Sollecito – preso dal presunto ladro che poi se ne è sbarazzato in un giardino a pochi metri dalla casa degli orrori. Stabilita l’ora della morte e accertato che Raffaele Sollecito è stato nella sua abitazione con certezza fino alle 21.30 risulta per la sua difesa impossibile che abbia potuto in venti minuti raggiungere l’abitazione di via della Pergola, innescare insieme ad altri la violenza sessuale e poi l’omicidio. Per queste ragioni è stato chiesto il pieno proscioglimento di Raffaele Sollecito al Gup Paolo Micheli.
fonte: APCOM