Solo la scuola può risolvere il problema della violenza minorile in crescita

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Solo la scuola può risolvere il problema della violenza minorile in crescita

18 Aprile 2011

La violenza minorile è in aumento come spiega Luca Bernardo, direttore della divisione di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli e fondatore del primo ambulatorio per il disagio degli adolescenti. Ma anche nelle ricerche di Telefono Azzurro si segnala un numero sempre maggiore di casi di violenza e bullismo.

Una delle recenti statistiche di Telefono Azzurro conferma che le segnalazioni di violenze e pericolo per minori e tra minori è fatta soprattutto da adulti. Le segnalazioni arrivano in numero maggiore dal nord Italia (43,2%) il centro con (23%) e il sud (22,9%). Sono maggiormente gli adulti a segnalare, molto meno i bambini e i ragazzi.

Luca Bernardo segnala il numero maggiore di ragazzi che si rivolgono all’ambulatorio e le nuove forme di violenza che iniziano ad essere registrate in numeri sempre più crescenti. Cyberbullismo e baby Killing, e ultimo gioco arrivato tra i giovani il coking game, un gioco che simula l’auto strangolamento dove il vincente, il più “fico” è quello che sviene per ultimo. Molti ragazzini raccontano che ci “giocano” alle feste.

Altri  segni di disagio adolescenziale sono rappresentati dal gioco d’azzardo e dalle sette sataniche. Un altro dato allarmante emerso nelle consultazioni degli sportelli scolastici o sanitari  antiviolenza  è rappresentato da un numero sempre maggiore di bambini che agiscono condotte aggressive poiché a loro volta subiscono l’impatto psicologico per aver assistito a violenze in casa.

Gli adolescenti arrivano a colluttazioni e aggressioni facili anche perché si è innalzato il consumo di alcol e droga. La disposizione dei giovani all’uso di stupefacenti e alla delinquenza, può essere il risultato di una complessa interrelazione tra elementi che coinvolgono la sfera individuale, sociale, ambientale ed organizzativa.

Ulteriore allarme arriva anche dai dati raccolti dalle istituzioni. Per l’istituto superiore della sanità nel 2010 il numero degli under 14 ricoverati per intossicazione da alcol è aumentato del 28% mentre il rapporto al parlamento sulle tossicodipendenze del 2010 rileva come negli ultimi tre anni sia aumentato di 4 volte il numero dei giovani che si sono ubriacati almeno una volta negli ultimi tre mesi. Inoltre si sta abbassando l’età di iniziazione all’alcol.

Tra i giovani che si espongono alla violenza molti di loro sono ubriachi ed ora va molto di moda il modello di bevuta nordico 5 o più bevute di seguito a stomaco vuoto per raggiungere subito lo sballo: binge drinking. Questo approccio alle bevande è utilizzato come strumento per alterare la percezione di sé e della realtà. Una volta alterati è sicuramente molto più facile essere protagonisti o vittime di aggressioni. Questi resoconti ci devono far riflettere sul come intervenire.

Secondo Bernardo sicuramente i ragazzi ei bambini vanno osservati nei comportamenti, se cambiano devono essere monitorati e considerati nelle differenze che manifestano. Se i ragazzi si isolano o smettono di fare attività che amavano o gli sport, la prima cosa da fare è parlargli e parlare con gli insegnanti; infatti la scuola è il luogo deputato alla prevenzione in quanto è lì che gli alunni passano la maggior parte del tempo ed è lì che vivono i rapporti più significativi dell’adolescenza e cioè tra pari, quindi hanno la possibilità di scambi e socialità che vanno utilizzate in senso positivo.

E’ nella scuola che vanno ricercati i modi e i tempi per pensare prevenzioni sensate che partano dai ragazzi e per i ragazzi. Valutare le buone pratiche che hanno sortito dei  risultati positivi e valutarle insieme ai ragazzi, oppure avvalersi di un educazione tra pari; sono tra le tante risorse di cui parlano  i diversi progetti pensati nelle scuole. Forse emerge un pensiero nuovo, la prevenzione per i giovani deve essere pensata da loro. Infatti chi più di un giovane sa cosa lo interessa, lo aggancia, lo motiva, lo spaventa, e lo induce a salvarsi?