Solo l’ennesima occasione sprecata

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Solo l’ennesima occasione sprecata

07 Luglio 2007

Il testo della “Riforma Mastella”
contiene più ombre che luci. Vi è il tentativo di dare risposta alla sempre
crescente domanda di una “razionalizzazione” del servizio–giustizia e
dell’ordine giudiziario nel senso della valorizzazione di criteri meritocratici
e di parametri di efficienza ai fini della progressione in carriera dei
magistrati. Molte perplessità suscita la parte sui requisiti di accesso all’ordine
giudiziario. Il duplice sbarramento di una media qualificata d’esame, unita alla
previsione di una votazione minima di laurea, lungi dal  favorire  l’accesso in magistratura dei “migliori”,
rischia di costituire un’intollerabile preclusione al laureato in
giurisprudenza in Università più prestigiose e selettive di altre.

Altra “zona
d’ombra” è la  marginalizzazione degli
organismi rappresentativi dell’Avvocatura da una efficace partecipazione alla
vita dell’ordinamento giudiziario. Come la estromissione degli avvocati dalle
commissioni esaminatrici per l’ammissione in magistratura; l’esclusione, quale
membro di diritto, del Presidente del Consiglio dell’Ordine dai Consigli
giudiziari distrettuali, la marginalizzazione dalle procedure di verifica
periodica della professionalità del magistrato. L’avvocatura viene relegata in
posizione “ancillare” anche nella formazione del magistrato tirocinante e
dell’aggiornamento professionale del magistrato in carica, attraverso la previsione
di una presenza solo “simbolica” nel Comitato direttivo della Scuola superiore
di Magistratura.

Accanto a tali difetti, il ddl in parola sembra adottare un
atteggiamento a dir poco “pilatesco” in ordine alle grandi questioni che, in
materia di riassetto del sistema – giustizia, da troppo tempo caratterizzano la
transizione istituzionale italiana. Magistratura requirente e magistratura
giudicante continuano a rimanere un “unicum” imprescindibile, appena scalfito
nella sua sostanziale monoliticità da assai blandi meccanismi di
diversificazione nella mobilità funzionale. Anche sul piano dei tormentosi
rapporti fra magistratura e potere politico, il ddl sembra assumere una
posizione di “assordante silenzio”, omettendo una coraggiosa posizione in
settori sensibili, come i rapporti fra pm ed i mass media, spesso all’insegna
della “spettacolarizzazione della giustizia” e la progressiva “politicizzazione
in correnti” della magistratura associata, frutto di un sistema di elezione
proporzionale a liste contrapposte.

Fin quando la materia giudiziaria
continuerà ad essere mera camera di compensazione di interessi di categoria, la
costruzione di un “sistema giustizia” a misura del cittadino continuerà a
rappresentare una chimera, e la riforma attualmente in esame al Senato rischia
di costituire nulla più che l’ennesima occasione mancata.