Solo Marchini ha un’idea per governare Roma
25 Maggio 2016
Stiamo assistendo ad una campagna elettorale per le amministrative romane a dir poco frammentaria con una città lontana, assente, disinteressata.
Sembra che ai romani sia assolutamente indifferente chi farà il Sindaco, come se si disconoscesse la funzione della politica ad incidere più di tanto su una condizione di disagio che si dà per irreversibile.
Una campagna elettorale depressa e deprimente, con candidati che, con l’unica eccezione di Marchini, sono incapaci di rappresentare la benché minima idea, non diciamo innovativa, ma semplicemente tale, un’idea.
Marchini è l’unico che tenta, con spirito pragmatico, di stare sui problemi, di dare soluzioni, di non farsi irretire da quelle inutili polemiche destra versus sinistra che troppo spesso hanno occultato ignoranza e pochezza progettuale.
Le baggianate, la non conoscenza delle competenze di spettanza di Roma Capitale, il vuoto progettuale sono cose usali. C’è chi, come la Meloni e la Raggi, propone il bigliettaio nel terzo millennio, quando nelle grandi città, oramai, grazie alla tecnologia, paghi solo la tratta che percorri.
Chi, come Giachetti e non solo, parla della vocazione turistica e museale di Roma pensando di aver detto una gran cosa,alla quale andrebbe solo aggiunto che l’acqua bagna.
Chi, sempre come la Raggi, vorrebbe mettere le funivie a Roma senza prima aver minimamente ragionato su ciò che andrebbe prioritariamente fatto per la mobilità, oppure, dulcis in fundo, pensa di epurare la dirigenza di aziende quotate in borsa e partecipate da privati come se fosse una operazione da gridare ai quattro venti.
Chi, come la Meloni, in un estremo tentativo di captatio benevolentiae lancia la solita proposta di intitolare una strada di Roma a Giorgio Almirante.
Ma, nonostante tutto, c’è sempre qualcuno che, in vena di ottimismo, afferma che peggio di ciò che ci siamo lasciati alle spalle è impossibile fare.
Ecco, dinanzi a queste considerazioni ci permettiamo di osservare ,sulla base dell’esperienza che, purtroppo, la vita insegna, che al peggio non c’è mai fine e ad ascoltare alcuni candidati questa sensazione si rafforza in noi ogni giorno di più.
Con l’aggravante che questi aspiranti sindaci non solo, quasi tutti, sembrano di non sapere minimamente di cosa parlano, ma non sembrano neanche avere intorno squadre adeguate alla bisogna.
Anche in questo caso, al netto di chi si è guardato bene dal rendere nota la squadra di governo (l’unico ad aver presentato una squadra di spessore è stato Marchini), Giachetti ha sostanzialmente proposto un “Marino 2 ” la vendetta… ai danni dei romani.
Il tutto condito da un refrain generale sulla cosa pubblica per cui in politica, non si capisce perché, a differenza di ogni altra attività umana, l’esperienza, la conoscenza rappresentano un male da evitare, peggio della peste bubbonica.
Nessuno, ovviamente, che si chieda perché venga diffuso questo pensiero assurdo. Chi da tutto questo ha tratto e continua a trarre enorme vantaggio. Chi lucra sull’incapacità e sull’inesperienza della politica.
Burocrati, poteri forti, poteri dello stato? Fate voi, ma l’impressione che si ha sempre più è che la politica e i politici siano oramai il facile capro espiatorio dietro il quale si celano i veri padroni del vapore,coloro che in questo caos sanno dove andare, sanno cosa fare e quali obiettivi cogliere.
La politica è, nel suo complesso, un simulacro ininfluente, totalmente delegittimato e che al massimo decide ciò che prima altri hanno già deciso. Tutto questo non è riduttivo,tutt’altro.
E’ la triste realtà di un momento decisionale oramai appannaggio di contesti opachi con l’incauto contributo di una opinione pubblica che plaude ad ogni provvedimento che in modo costante e irreversibile erode gli spazi di democrazia vera delegandoli a delle fiction, a dei garanti carcerieri, a prassi ridicole di una democrazia diretta in tutto simile ai peggiori e tristemente famosi tribunali del popolo.
La ragione, la ponderatezza, sembrano aver abbandonato un paese impazzito che non riesce a trovare un suo equilibrio, una sua stabilità nervosa. E’ il nuovo che avanza che si fa portatore di logiche che, a guardare con attenzione e poco al di là della propria pancia, sono inquietanti e annunciano un futuro fatto di poteri anonimi sostenuti da volontà popolari manipolate ed inverificabili.
A titolo esemplificativo basti vedere il contratto firmato della Raggi a Milano con Grillo e l’azienda del fu Casaleggio. La Raggi ha firmato il suo relegarsi ad essere un volto dietro il quale un non meglio precisato direttorio, scavalcando tutti e tutto, prenderà le decisioni che contano in barba a Sindaco, Giunta, Consiglio, Amministrazione e, soprattutto, alla volontà popolare.
Solo la non comprensione e l’ignoranza su enormità come questa possono far passare come normale una vicenda di tale gravità, dove si confonde, colpevolmente, la volontà degli elettori espressa in maniera trasparente su una precisa persona con una assunzione – in virtù di una opinabilissima proprietà transitiva – del potere decisionale in capo a un non meglio precisato ed anonimo direttorio, posto al di fuori di ogni contesto istituzionale democratico.
Una specie di Unione Sovietica 3.0. A questo siamo arrivati in Italia e la deriva intrapresa sembra far presagire e rendere possibili, a furor di popolo, orrori come la semplificazione delle pene (ergastolo per ogni reato ) ed il divieto alla ricchezza ,per cui, superato un certo reddito, si è automaticamente soggetti a controllo incrociato da parte del direttorio di cui sopra.
Impossibile ? Quando si ha una nozione così abborracciata della democrazia nulla è impossibile ed il futuro è già dinanzi ai nostri occhi, basta volerli aprire.