“Solo se rimarremo uniti fino alla fine l’Onda riuscirà a prevalere in Iran”

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“Solo se rimarremo uniti fino alla fine l’Onda riuscirà a prevalere in Iran”

19 Gennaio 2010

Nonostante gli arresti e la repressione indiscriminata, l’Onda Verde non smette di chiedere riforme e libertà al regime iraniano. Se gli scontri di piazza hanno provocato una serie di tensioni politiche all’interno del gruppo di potere della Repubblica Islamica, la vera novità continua ad essere la mobilitazione senza tregua delle giovani generazioni, scese nelle strade del Paese e riunite sul web, che continuano a destabilizzare il governo, com’è accaduto durante la festività della Ashura. Il movimento non ha un leader riconosciuto ma diversi “portavoce” che sfruttano l’anonimato garantito dal web. Uno di loro è “@Bsalamati”, un dissidente che ci ha spiegato qual è la situazione attuale in Iran e quali sono le prospettive e gli obiettivi di chi protesta.

Ci racconti come ha avuto inizio la mobilitazione contro il regime

E’ iniziata con le elezioni presidenziali nel Giugno del 2009. Quando venne annunciato il risultato del voto per molti di noi fu uno shock. Ma le elezioni non sono state l’unica causa della rivolta. La mobilitazione si è intensificata anche per colpa dell’atteggiamento brutale del governo e della repressione compiuta dalla milizia basij contro i protestanti.

Tutto il mondo è rimasto scioccato dalle immagini della morte di Neda, ma avete denunciato numerosi casi di abusi dei diritti umani ai danni degli studenti o semplicemente dei giovani. Vuole segnalarcene alcuni?

Il caso di Neda è diventato universalmente noto perché la sua morte è stata registrata in diretta ma, come Lei dice giustamente, ci sono state molte altre vittime nelle fila del movimento. Nessuno sa esattamente quanta gente è stata uccisa o imprigionata durante le proteste. Alcuni dei martiri sono diventati più celebri di altri: Neda Agha Soltan, Sohrab Arabi, Taraneh Mousavi, Ali Mousavi, e così via. L’opposizione rivendica più di 70 vittime, che per il governo sono limitate a 25, massimo 30 morti.

Qual’è il messaggio che il movimento manda al Paese?

Invece di proporre o diffondere una particolare ideologia, preferiamo farci portavoce degli iraniani. Quello che stiamo provando a fare è di diffondere le parole del popolo iraniano, le sue ansie e aspettative, attraverso Facebook, Twitter, YouTube e altri social network, mentre camminiamo spalla a spalla con loro per le strade per superare questo periodo.

All’inizio abbiamo assistito a proteste non-violente, ma durante i giorni della festività dell’Ashura sono scoppiati ovunque scontri con le forze di sicurezza e contro i basij…

Il movimento verde è sempre stato interessato a esprimersi mediante proteste non-violente, e posso riferire con sicurezza che il nostro è un movimento pacifico. Credo di poter dire che questo sia accaduto anche durante i giorni dell’Ashura. La gente stava continuando a protestare in modo non-violento ma è stata la risposta del governo a generare la rivolta. Non puoi aspettarti che il popolo resti semplicemente inerme senza reagire, aspettando che i basij e le forze anti-sommossa della polizia inizino a spararti addosso o a picchiarti in modo selvaggio.

Personalmente Lei ripudia la violenza?

Dal momento che faccio parte del movimento verde, so per certo che i suoi membri condannano ogni tipo di violenza, anche quella che può essere commessa da qualcuno di noi, il che è una buona cosa! Nessuna società è perfetta ma ogni società dovrebbe essere aperta alle critiche e provare a migliorare se stessa, e questo è esattamente ciò che accaduto nei giorni seguenti l’Ashura. E’ possibile leggere di membri del movimento che fanno autocritica e provano a risolvere i problemi che sono sorti negli ultimi tempi attraverso discussioni ragionevoli e dibattiti pubblici. Sfortunatamente, a partire dal 12 giugno scorso il governo ha commesso enormi crimini e invece di ammettere le proprie responsabilità le ha sempre negate intensificando la repressione. Questa è la differenza tra un movimento pacifico e maturo ed un governo stupido e primitivo.

Le proteste stanno crescendo? Possiamo aspettarci una seconda rivoluzione in Iran?

E’ difficile predire il futuro. Ma oramai le proteste hanno preso piede anche nelle piccole città e nei villaggi. Le proteste generalmente si concentravano a Teheran e in qualche altra grande città, ma ora molte città nella maggior parte delle province stanno protestando.

All’interno degli ambienti religiosi e conservatori qualcuno chiama i protestanti “mohareb” (nemici di Dio), invocando  la pena capitale…

Chiamare i sostenitori del movimento verde “moharebs” è solamente uno dei numerosi trucchi attraverso cui il governo vuole da una parte giustificare il carattere brutale della repressione, dall’altra provare a dividerci.

Facciamo qualche altro esempio

Pochi mesi fa il governo decise di fondare un altro “partito verde”, ma non ottenne sostegno e fallì. Poi il 16 di Azar (6 dicembre, giornata dello studente) i membri di questo presunto partito bruciarono in piazza immagini raffiguranti l’Ayatollah Kohmeini, il fondatore del regime della Repubblica Islamica. E adesso il governo ci dichiara mohareb. In questo modo il governo trova la scusa per giustificare la sua brutalità e per dividere il movimento tra quelli che sono pro-Khomeini e quelli che sono contro, tra quelli che sono religiosi e quelli che sono secolarizzati.

Come finirà?

Ciò che posso dire è che alla fine queste tattiche non hanno funzionato perché la gente in Iran conosce bene i metodi del regime. E’ chiaro, d’altra parte, che noi dobbiamo essere molto attenti a non perdere la nostra unità. Questo è quello che mette più paura ai nostri avversari.

Si dice che i conservatori siano divisi al punto che qualcuno sarebbe favorevole al compromesso. Esiste la possibilità che la Guida Suprema Khamenei sacrifichi Ahmadinejad?

Tutto quello che posso dire è che lo ritengo possibile.

Sacrificare Ahmadinejad potrebbe bastare a fermare le proteste?

Non credo. E’ da qualche mese che le proteste si rivolgono anche contro la Guida Suprema. Non si sentono quasi più slogan contro Ahmadinejad. La gente ha realizzato che sino a quando Khamenei sarà al potere quanto accaduto potrebbe ripetersi. Inoltre, è stata la Guida Suprema che ha direttamente ordinato alle forze di sicurezza, la guardia rivoluzionaria e ai basij di essere brutali. Perciò è lui il responsabile per tutto questo casino. Khamenei è nello stesso tempo un leader incredibilmente incapace e un assassino. Perciò non penso che rimuovendo Ahmadinejad si risolverebbe alcun problema.

E’ disumano assistere a certe scene di violenza, soprattutto quando sono rivolte contro i propri figli e fratelli. Qualcuno sta mettendo in discussione le scelte del regime all’interno della burocrazia politica, militare e della sicurezza?

E’ certamente disumano! Non sono a conoscenza di posizioni del genere assunte dalle autorità, ma posso testimoniare che attualmente ci sono molte persone che hanno votato per Ahmadinejad alle elezioni ma sono passate a sostenere il movimento verde, e lo hanno fatto per via della violenza mostrata dal governo.

In Occidente molti osservatori pensano che ciò che è successo a partire da Giugno sia solamente una contesa politica interna al regime

Non metterei la questione in termini del genere. Credo che tutti quelli che pensano si tratti soltanto di una contesa politica all’interno del Paese non abbiano osservato come si muovono alcuni spezzoni del movimento né abbiano prestato attenzione a degli eventi post-elettorali. Penso che sin dall’inizio c’è stata gente che è andata per la strada basandosi unicamente sulle proprie convinzioni e decisioni personali. Nessuno ha chiesto alla gente di protestare.

E il leader della opposizione Mousavi?

Anche Mousavi, nella sua diciassettesima dichiarazione (“Uccideteci, noi cresceremo solamente più forti”), sostiene che l’intero movimento sia portato avanti dal popolo e non da questa o quell’altra figura politica. E ritengo che il popolo abbia fatto propri gli slogan che canta durante le manifestazioni. Si può sostenere, dunque, che la dichiarazione di Mousavi sia il “minimo risultato” a cui vuole ambire il movimento verde.

Quali sono questi obiettivi basilari?

1) Un governo soggetto al controllo del Parlamento e della Magistratura; 2) Nuove elezioni; 3) Liberazione e amnistia per i prigionieri politici; 4) Libertà di stampa; 5) Tutela delle libertà politiche e di associazione.

Cosa pensa delle sanzioni minacciate dagli Usa? Qual è la sua posizione sul programma nucleare iraniano?

Dovremmo aspettare e vedere cosa intende fare la Casa Bianca, praticamente. Ma per adesso le sanzioni hanno semplicemente peggiorato la situazione della gente comune, senza avere alcun effetto sul governo. Quanto alla questione nucleare, posso esprimere solamente una mia opinione circa il programma atomico dell’Iran e tutto quello che posso dire è che ogni nazione dovrebbe avere il diritto di utilizzare pacificamente la tecnologia nucleare.

Fra gli obiettivi del movimento c’è posto per una riforma radicale della Costituzione? Se sì in quale senso?

Uno dei cambiamenti più importanti che la gente sta cercando di ottenere è la rimozione del principio del “Velayate Faghih”, che dà pieni poteri al Leader Supremo. Come ho già detto, ormai sono mesi che la gente ha messo in discussione questo principio, divenuto nel frattempo uno dei pilastri della nostra lotta.

In questo scenario come cambierebbero i rapporti dell’Iran con Israele, l’Iraq e la Siria?

Naturalmente è interesse di ognuno di questi Paesi l’evitare che ci siano conflitti.

Che cosa continuerà a chiedere il movimento al governo?

Ci sono differenti azioni che gli studenti in particolare e il movimento verde in generale hanno chiesto che vengano prese. Fra tutte la più importante la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici, dei giornalisti e degli studenti attivisti, la fine delle esecuzioni di innocenti e la concessione all’opposizione dell’accesso ai media pubblici.

I leader dell’opposizione, Mousavi e Karroubi, hanno perso il controllo del movimento?

Non è corretto ritenere Mousavi e Karoubi i “leader del movimento”, almeno non nel senso letterale del termine. Loro non sono mai stati leader del movimento. Hanno sempre provato a parlare per conto della gente, invece di guidarla in qualche direzione. Tuttavia devo ammettere che essi non rappresentano la voce di tutti i sostenitori del movimento, sebbene siano stati di grande aiuto per il movimento stesso.

In conclusione, esiste una reale possibilità di uscire da questo clima di battaglia senza fine?

Non descriverei quello che sta accadendo in Iran come una battaglia senza fine. Non è possibile aspettarsi che i problemi sociali e politici si risolvano dalla sera alla mattina. Ritengo che gli studenti e il popolo dell’Iran stiano compiendo un lavoro relativamente buono. Dobbiamo soltanto rimanere vigili su cosa il governo sta facendo e provare a non perdere la nostra unità. Così facendo alla fine riusciremo a prevalere.