“Son of Italy”: il capolavoro dimenticato della letteratura d’emigrazione vede finalmente una ristampa

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“Son of Italy”: il capolavoro dimenticato della letteratura d’emigrazione vede finalmente una ristampa

“Son of Italy”: il capolavoro dimenticato della letteratura d’emigrazione vede finalmente una ristampa

27 Ottobre 2022

Il nome di Pascal D’Angelo potrebbe non suonare famigliare alla maggior parte dei lettori. Un nome come un altro, forse solo vagamente esotico. Sicuramente non ci si aspetterebbe mai di poterlo leggere associato alla definizione di “uno dei libri più apprezzati dalla critica del suo tempo negli Stati Uniti”. “Son of Italy”, ingiustamente condannato all’oblio, fu pubblicato in Italia per la prima volta solo alla fine degli anni Novanta, seppur a tiratura limitatissima. Oggi, fortunatamente, grazie alla sua recente ristampa, possiamo tutti godere della prosa di un autore immeritatamente sconosciuto.

“Son of Italy”, una ristampa necessaria

La prima edizione di “Son of Italy” vide la luce nel 1924, pubblicato negli Stati Uniti e segnando l’esordio sfolgorante di D’Angelo nel panorama letterario statunitense, apprezzatissimo dalla critica dell’epoca: “il primo vero libro che sia riuscito a tradurre l’ineffabile dramma della grande immigrazione italiana negli USA” titola Il Corriere d’America. E ancora, “Pascal D’Angelo “il poeta della pala e del piccone” è una persona rara, una persona semplice col senso della grande poesia; la storia della sua vita come da lui scritta è pacata, ma divertente, ed allo stesso tempo bella. Dalla sua Italia venne in America, dove lavorò su strade e ferrovie, ma l’impulso artistico in lui era forte. Di sicuro non c’è mai stato in America un documento come quello da lui prodotto. Questo è un grande romanzo, vero? Un’autobiografia di dramma e di bellezza.” sono le parole di John Farrar.

In Italia la prima traduzione pubblicata del romanzo giunge a noi solo nel 1999, edito dalla casa editrice Il Grappolo, con sede a Mercato San Severino (SA), che pubblica anche la raccolta di poesie “Canti di luce” nel 2001. Fu la volta dell’edizione Qualevita del 2003, in una tiratura limitata e a diffusione in scala ridotta.

È perciò con grandissimo entusiasmo che accogliamo la ristampa di questo splendido romanzo da parte dell’editore Readerforblind, che riconsegna alla letteratura un irrinunciabile frammento della narrazione della drammatica emigrazione degli italiani verso gli Stati Uniti. Un’operazione non solo necessaria, ma che getta una luce su un autore dimenticato e mai realmente conosciuto e approfondito nel nostro Paese, a dispetto dell’indubbio valore letterario, morale e storico della sua opera.

Ma chi era Pascal D’Angelo, e quale rilevanza dovrebbe avere presso di noi la sua opera?

Pascal (nato Pasquale) D’Angelo nasce nel 1894 a Introdacqua, un borgo in provincia dell’Aquila le cui dimensioni non sono lontanamente paragonabili neanche a quelle di un singolo quartiere della Grande Mela, dove lo scrittore decide, giovanissimo, di trasferirsi e stabilirsi.

“Son of Italy” è il resoconto biografico dell’esperienza di Pascal, da Introdacqua a New York, dalla misera casupola della frazione di Cauze a Brooklyn, dai rudimenti della lingua italiana alla scrittura di prosa e poesia in inglese.

“Son of Italy”, una vita che valeva la pena raccontare

La sua vita fra le montagne abruzzesi è fatta di miseria: il punto più alto della sua giornata è la frequentazione della scuola locale, seppur discontinua per via delle incombenze della vita contadina. Particolarmente suggestive sono le descrizioni del suo paese, che si affaccia sulla Valle Peligna e che ha come orizzonte il profilo della Majella, e delle leggende contadine che corredano l’esperienza di vita in quei piccoli lontanissimi borghi dell’Appennino.

Nel 1910 Pascal lascia l’Italia e, assieme a suo padre, si imbarca alla volta degli Stati Uniti: un drammatico destino che accomunò al tempo tanti nostri connazionali. Egli lavora come manovale sulla East Coast, e nonostante le difficoltà e il ritorno del padre in Italia decide di restare a vivere in America. Commenterà quella scelta sofferta con le seguenti parole: da qualche parte in questo grande paese … avrei trovato la luce.
Giunge a New York solo nel 1918, dove inizia subito a frequentare le biblioteche pubbliche: il ragazzo ha una mente brillante e velocemente impara l’inglese, arrivando persino a interessarsi di poesia e a innamorarsi di Keats e Shelley. Folgorato dal Romanticismo inglese, inizia lui stesso a comporre poesie nella misera stanzina di Brooklyn, affrettandosi a cercare un editore. Sulle prime non riceve che rifiuti, ma Pascal non demorde, guidato dalla pura passione. Sarà Carl Van Doren, celebre critico letterario, a notarlo e a pubblicarne le prime opere: Pascal aveva inviato al giornale “The Nation”, diretto da Van Doren stesso, alcune poesie per partecipare a un concorso letterario.

Pascal D’Angelo: poeta del piccone e della pala

Fu nel 1924 che l’editore MacMillan pubblicò il suo “Son of Italy”. Fu un successo immediato: la stampa americana ed europea iniziarono a interessarsi a D’Angelo, alla sua prosa sincera e brillante. La notorietà inseguiva D’Angelo, il quale si rifiutava categoricamente di presenziare a incontri e firmacopie, preferendo alla fama il suo umile lavoro di manovale: verrà per questo ribattezzato the pick and shovel poet, il poeta del piccone e della pala.

Negli anni a seguire, tuttavia, smise di pubblicare i suoi lavori per concentrarsi meglio sullo studio, nella consueta cornice della New York Public Library: consolida la sua conoscenza dell’inglese e impara il francese, lo spagnolo, il cinese, il polacco e l’italiano (ebbene sì, D’Angelo non maneggiava che i rudimenti della nostra lingua, dal momento che a Introdacqua gli bastava il dialetto). Inoltre, diventa un abile giocatore di scacchi e dama. Decide di dedicare alla scrittura solo due ore al giorno.

Il tragico epilogo

Pascal D’Angelo muore nel 1932, a trentotto anni, a causa di un’occlusione intestinale nel suo seminterrato di Brooklyn. Si dice che le autorità, perlustrando l’abitazione, trovarono tonnellate di fogli di carta sui quali D’Angelo aveva scritto le sue poesie e, si vocifera, un manuale di scacchi. Tutto fu disgraziatamente destinato alla discarica. Morto in povertà assoluta, il suo funerale fu pagato dai suoi ammiratori.

L’eredità di Pascal D’Angelo

Nella sua Introdacqua è presente un centro studi e un museo dell’emigrazione a lui dedicati, gestiti dalla Fondazione Pascal D’Angelo. Un altro centro studi intitolato al poeta abruzzese si trova a Mercato San Severino. In Italia furono pubblicate tre delle sue opere: oltre al citato “Son of Italy”, anche “Dormire tutti in un unico letto” e la preziosissima raccolta di poesie “Canti di luce”. Nel 2017 Luigi Fontanella, poeta, scrittore e critico letterario, pubblica “Il dio di New York”, basato sulla vita di Pascal D’Angelo.