Sondaggi selvaggi, quelli sulla Clinton rischiano di essere sbagliati
15 Ottobre 2016
Gli ultimi sondaggi USA 2016 si potrebbero riassumere con una sola parola: “selvaggi”. Ovunque si legge che Hillary Clinton è in testa ma è davvero così? Spesso questi punti percentuali lasciano il tempo che trovano. Una cosa che dovremmo aver imparato dalle proiezioni prima di un voto, si pensi a Brexit, è che la gente non vuole far sapere per chi voterà, o comunque, spesso temporeggia e basta. Ha bisogno di tutti gli elementi utili per decidere.
Così come è vero che, quando il proprio candidato viene messo in cattiva luce, si preferisce non parlarne. O magari dire ai sondaggisti che si voterà per qualcun altro. Il che non vuol dire che gli elettori non sostengono più il loro beniamino. Questo fenomeno è emerso da uno studio della Columbia University. E ci stiamo ancora domandando se occorreva uno studio universitario per arrivare a queste conclusioni.
Eppure è qualcosa di importante. Perché i sondaggi hanno comunque il potere di influenzare la realtà. Il sondaggio Rasmussen di lunedì vedeva la Clinton in vantaggio di sette punti. Ma non appena sono emerse nuove indiscrezioni sul suo conto, con l’ennesimo rapporto Wikileaks, Trump ha preso il comando, il giovedì, in quello stesso sondaggio, con uno swing del 128%.
Si tratta di oscillazioni normali, utilizzate per influenzare gli elettori. Gli elettori, infatti, non cambiano così velocemente le loro opinioni. O almeno è davvero raro. E i numeri rappresentano semplicemente quella parte di elettorato a cui piace esporsi, a volte neanche in maniera veritiera. Aspettiamo l’esisto delle elezioni prima di decretare un vincitore.