Sono rigore e sviluppo le armi per una maggiore coesione sociale dell’Ue
18 Novembre 2010
di redazione
Il mancato accordo degli Stati membri sull’approvazione del Bilancio dell’Unione potrebbe rappresentare un grave “vulnus” per i cittadini comunitari e per l’ideale di costruzione di una casa comune europea.
Come affermato dal Vice Presidente del Parlamento Europeo, l’Onorevole Gianni Pittella, uno dei quattro principali mediatori che ha partecipato al negoziato sulla materia con i rappresentanti del Consiglio: “È con rammarico che constatiamo che, nonostante l’apertura del Parlamento europeo ad accettare quasi totalmente i tagli operati dal Consiglio sul Bilancio 2011 per venire incontro alle difficoltà di cassa degli stati membri, tre governi (Regno Unito, Svezia e Paesi Bassi) hanno bloccato la possibilità di giungere ad un accordo, negando ogni tipo di discussione rispetto alla richiesta avanzata dalla Delegazione negoziale del Parlamento Europeo di un accordo vincolante sugli strumenti finanziari per far fronte alla crisi e promuovere lo sviluppo dell’economia europea, secondo i nuovi obiettivi introdotti dal Trattato di Lisbona”.
L’assenza di un’intesa sulla questione porterebbe all’annullamento dell’aumento del 2,9% nel 2011 del Bilancio Europeo (circa 3,5 miliardi di euro) concordato in precedenza tra Parlamento e Consiglio Europeo, con inevitabili conseguenze negative in diversi settori dell’economia e il ricorso al sistema dei dodicesimi provvisori, basato sulla ripartizione nei dodici mesi dell’anno delle somme stanziate nel Bilancio Europeo per l’anno precedente.
Se da un lato è necessario che il rigore perseguito finora sulla stabilità e sostenibilità dei conti pubblici dei Paesi dell’Unione, continui ad essere elemento indispensabile per la tenuta dell’area, dall’altro, risulta sempre più vicino il momento per cui non è più possibile prescindere da politiche economiche di sviluppo e di attenzione al bene comune, senza le quali la coesione sociale e l’identificazione dei cittadini europei nei valori e nei principi fondativi dell’Europa rischiano di dissolversi.