“Sono tragicamente innamorato di Napoli e della sua creatività”

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“Sono tragicamente innamorato di Napoli e della sua creatività”

29 Maggio 2011

Incontro Michael Ledeen all’hotel Raphael di Roma. E’ arrivato in Italia dopo una lunga crociera che, fra le altre tappe, lo ha portato a Petra, in Giordania, città che non conosceva e che lo ha incantato. Ospite della fondazione Magna Carta, Ledeen viene a parlare della primavera araba sospesa tra luci e ombre (più ombre che luci). E’ convinto che siamo davanti a un’insurrezione globale, a una richiesta di maggiore libertà (e meno stato), che va dal Tea Party ai tetti di Teheran. Ma per stavolta non ho intenzione di  discutere con lui di Obama, Osama e della guerra al terrorismo. M’incuriosisce piuttosto approfondire la sua grande conoscenza della storia e della cultura italiana: "Laterza, la mia casa editrice", dice guardando l’Altare della Patria mentre veniamo sballottati in taxi, e questa citazione è motivo d’orgoglio per chi, come me, arriva dalla città del glorioso editore meridionale. Ledeen ha scritto su D’Annunzio e Machiavelli, e adesso, ancora in bozze, sta per uscire Virgil’s Golden Egg and Other Neapolitan Miracles, un libro "alle fonti della creatività napoletana". Ne parliamo mentre a Napoli si vota un incerto ballottaggio.

Mister Ledeen, perché proprio Virgilio?

Attenzione, nel mio libro non parlo del poeta latino Virgilio ma della leggenda di "Virgilio Mago" fiorita in epoca medievale.

"Virgilio Mago" veniva considerato il protettore della città. Secondo lei quant’è importante preservare miti e simboli della tradizione antica?

Quella classica e medievale è stata una cultura fondamentale. Lo è ancora, se c’interessa risalire alle origini della civiltà occidentale. A Napoli questa cultura si respira ovunque, nelle strade, nel tufo delle case, nei sotterranei della città. Sono affascinato da questi luoghi che ci riportano alla Magna Grecia, per non parlare del Golfo e delle isole, meta di tanti patrizi e imperatori romani.

Com’è nato "Virgil’s Golden Egg and Other Neapolitan Miracles"?

Prima di iniziare questo libro ne avevo scritto un altro sulla figura di Niccolò Machiavelli. Quello del grande scrittore fiorentino è un pensiero fortemente strutturato e, durante le mie ricerche, per cinque lunghi anni, ho affrontato una serie di argomenti difficili e assai articolati. Conclusa questa esperienza, avevo bisogno di una ventata di creatività. Così mi sono detto: voglio scrivere un’opera in cui mettere al lavoro la fantasia.

Ci parli meglio della gestazione del libro

Anche stavolta ci sono voluti anni. Non volevo finirlo, non riuscivo a scrivere la parola fine.

Quali sono le sue pratiche di scrittura?

Io non credo alla "illuminazione", al contrario, devo scrivere in modo continuativo, tutti i giorni, almeno una pagina o due.

Come Moravia

Moravia mi sta antipatico ma se lo faceva anche lui va bene così.

Cosa vuol dimostrare con questo libro?

Ero partito da una teoria che alla fine si è rivelata falsa. Pensavo che Napoli fosse una città postmoderna, non essendo mai stata moderna. Ma poi gli amici napoletani, come Elsa Romeo, mi hanno guidato alla scoperta della città ed ho capito che ero finito davanti a un imprevisto. Qui tutti vogliono sapere chi sei, cosa fai nella vita. Hanno iniziato a chiedermelo appena sono sceso dal treno, mi dicevano "come va?", e sembravano veramente interessati alle mie risposte. Napoli è una città vivissima, stravivace, ferve di opere 24 ore su 24. Sembra di stare a New York, ha lo stesso ritmo. Goethe, Hans Christian Andersen, Mark Twain, sono solo alcuni dei grandi scrittori rimasti fulminati dalla sua musica, dal suo clamore e dai suoi rumori. Ne sono tragicamente innamorato.

Non vede il rischio dell’esotismo?

Amore, cibo, violenza, e quel clima… No, questo è "lo stile" napoletano. Lo sa che a Napoli ci sono i vestiti più costosi al mondo? Chi l’avrebbe mai immaginato! E’ mai stato da Ciro Paone? Nel suo "impero" fuori città Paone intesse capi da cinque, seimila euro.

E la Camorra? Secondo lei è un problema che si può risolvere?

Forse è impossibile. La creatività di cui parlo agisce nel bene e nel male. Napoli è tutto quello che ho appena descritto ma è anche la capitale di una delle mafie più terribili al mondo. Roberto Saviano ha scritto tanto, e tanto bene, su questo. Apprezzo il suo libro, Gomorra. Forse la Camorra potrebbe essere sconfitta solo ricorrendo all’uso della forza. Mussolini ci ha provato, ma oggi quei mezzi sarebbero inaccettabili. Gli italiani non sono disposti a disciplinare la città con l’esercito.

Ci provarono anche i Piemontesi centocinquant’anni fa. Esportavano la democrazia?

Non credo che si tratti di una mancanza di democrazia e poi, guardi, i Piemontesi a Napoli hanno governato male. Crearono dei campi di concentramento come abbiamo fatto noi americani in Germania e Giappone. Il vero problema è il malgoverno, sia della destra che della sinistra.

Che giudizio dà degli anni in cui al potere è stata la sinistra?

Mi sono sempre chiesto come avessero fatto i napoletani a eleggere un sindaco con quella voce.

Oggi e domani a Napoli si vota il ballottaggio per il nuovo sindaco. I giornali dicono che è in vantaggio un magistrato, Luigi De Magistris.

Ne ho sentito parlare ma lo conosco poco. Personalmente ho il terrore dei giudici e dei magistrati. Negli Stati Uniti sono diventati una forza spaventosamente prepotente.

Dicono che De Magistris esprima un "voto di protesta"

La protesta sta dilagando nel mondo. Mentre atterravo in Italia, ho letto sull’Herald Tribune un articolo sui giovani che manifestano nelle piazze spagnole. C’è un’insurrezione globale, un movimento senza capi e senza programmi, che dal Nordafrica arriva nell’America del Tea Party. La gente chiede ovunque più libertà e meno governo.

Cosa l’ha colpita di più dei napoletani?

Che a Napoli i morti sono iperattivi. Gli spettri frequentano le case dei vivi, aleggiano nei sogni e sulle scommesse del lotto. Sono partito da qui per studiare il ruolo della morte nella cultura occidentale: un secolo fa il sesso era un tabù e la morte qualcosa di normale. Ora le cose si sono rovesciate. La morte è diventata un tabù, il sesso sembra normale. Credo che andrebbe scritta una storia della morte nel mondo moderno. Fino a un secolo e mezzo fa i morti venivano esclusi dall’umano consesso, poi siamo riusciti lentamente ad assimilarli e includerli nei nostri riti sociali e nazionali. Su questi morti, le guerre, i sacrifici, anche in Italia si è creata un’identità comune. Ma i napoletani mi sembrano restii a concedere i loro morti all’Italia. L’unificazione non è stata un fatto positivo per Napoli.