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29 Settembre 2006

Suscitò un grande scandalo Silvio Berlusconi davanti all’assemblea di Confcommercio, poco prima del voto del 9 aprile, quando disse: “Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possano essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse”.

Si era allora nel pieno della polemica tra il premier uscente e Romano Prodi sulla questione delle tasse. Berlusconi sosteneva che il centro-sinistra sarebbe ricorso a un maggiore prelievo fiscale nel tentativo di far quadrare il bilancio pubblico; Prodi giurava e spergiurava che non sarebbe andata così: “sono tutte balle”, diceva infatti a più riprese.

Sull’epiteto usato da Berlusconi fiorirono subito siti internet, blog, spillette, manifestazioni e girotondi: tutto all’insegna della goliardaggine e dell’ironia. Moltissimi elettori di centro-sinistra, in quei giorni, indossavano fieramente un distintivo con la scritta: “sono un coglione”.

Oggi che il governo ha reso note le sue decisioni circa l’aumento dell’aliquota irpef su quei “ricchi” che guadagnano oltre 70 mila euro l’anno, molti di quei distintivi andrebbero rispolverati.

Questa volta senza ironia e magari con una postilla: aveva ragione lui.