Souad Sbai, le minacce integraliste sul web e per strada

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Souad Sbai, le minacce integraliste sul web e per strada

28 Marzo 2007

Souad Sbai, membro della consulta islamica del Viminale e presidentessa della associazione delle donne marocchine in Italia è in pericolo. I fanatici dell’islam radicale non le perdonano di avere criticato il velo integrale nel nostro paese, spesso imposto da “imam fai da te” che in taluni casi sono convertiti, che provengono dalle fila della lotta armata di destra o di sinistra e che negli anni ’80 sono approdati al fanatismo religioso sperando di trovare lì nuove motivazioni anti occidentali. L’ultima volta che Souad ha esposto queste critiche con garbata ironia è accaduto durante una puntata delle “Iene”, lo scorso 14 marzo. Ed ecco che è stata subito etichettata nel forum dei fanatici dello sciismo italiano filo-hezbollah (www.Islamforweb.net).

Con un messaggio, o post che dir si voglia, tal Rumi, convertito italiano che di mestiere fa la guardia giurata, afferma: “Ci risiamo. Ieri sera stavo vedendo per caso un programma chiamato “Donne”, una carrellata squallida di psicopatiche e madri frivole. Ospite c’era la Santanchè e si parlava di “diritti” e “libertà” non meglio specificate ma che si intuiva dove andavano a parare visto che si parlava di moda e morale. Alla fine si parla di velo islamico e la conduttrice intervista una marocchina apostata che comincia a sparare a zero sul velo e su un “uso strumentale dei fondamentalisti” di tale questione, con mia sorpresa è intervenuta la moglie di un fratello della moschea di Bologna, con figli e marito a seguito (è una famiglia italo-libanese) che ha cercato di limitare i danni che stavano dicendo sia la Santanchè che si è buttata a pesce per ribadire le sue posizioni islamofobe e la marocchina apostata.”

La marocchina apostata sarebbe lei, ovviamente. Non dovrebbe essere ignoto al ministro dell’Interno Giuliano Amato che un’accusa di apostasia in certi ambienti equivale a una condanna a morte. O almeno a un’istigazione in tal senso rivolta ai tanti fanatici psicolabili pronti a far fare alla nostra amica la stessa fine che fece Theo Van Gogh in Olanda. Oltretutto Souad Sbai, insieme all’onorevole Daniela Santanchè di An, è da tempo in prima linea nel denunciare quegli imam impazziti che nelle loro prediche nelle famose “moschee fai da te” filo-Ucoii incitano i mariti a picchiare le mogli. Perché, sostengono in perfetta mala fede religiosa, “il Corano dice che le donne sono come gli armenti”. Cioè le pecore.

Ultimamente Souad si è occupata anche della tristissima vicenda delle due sorelle Amal e Halima El Bourfai. Amal aveva denunciato il marito Mostafa Ben Har che la picchiava perché aveva sentito le prediche dell’imam della moschea di San Giovanni Lupatoto, il quale paragonava le donne alle pecore e sosteneva che per badare a loro bisognasse usare il bastone. Il marito alla fine aveva anche subito due condanne (due anni e mezzo fa  la prima e nel febbraio 2007 la seconda) anche se è ancora piede libero. E questo sebbene il Gip di Verona Marzio Bruno Guidorizzi non avesse concesso i benefici della condizionale. La sorella di Amal, Halima, invece, per avere convinto la congiunta a sporgere denuncia, undici giorni fa ha subito uno strano incidente: qualcuno le ha dato fuoco e ora sta in condizioni disperate nell’ospedale di Verona.

Nel Veneto da anni si sta ricreando con l’integralismo islamico quello stesso humus di predicazioni fanatiche e di cattivi maestri che negli anni ’70 portò all’esplodere della lotta armata diffusa, sotto gli auspici degli agit prop di allora che si chiamavano Toni Negri e compagnia cantante. In nome del politically correct le amministrazioni di sinistra come quella di San Giovanni Lupatoto non prendono sul serio le denuncie di maltrattamenti delle mogli degli islamici. E dicono nei consigli comunali che “fa parte della loro tradizione”.

In Toscana fanno di peggio, visto che è lo stesso Montepaschi di Siena a finanziare le moschee degli integralisti come quella di Colle Val d’Elsa. E che l’amministrazione comunale invita ad anni alterni Tariq Ramadan a spiegarci cosa è l’islam autentico. Cioè, secondo la sua vulgata, quello dei fratelli musulmani. Sarebbe forse ora che qualcuno al Viminale cominci a prendere sul serio questi episodi di maltrattamenti domestici e di predicazioni all’odio religioso e ponga un freno a  questo andazzo prima che accada qualcosa di molto grave. E intanto ci si domanda cosa si attenda ancora a dare una scorta a Souad Sbai, che solo due giorni fa è stata vittima di altro inquietante episodio di intimidazione: è stata seguita per strada a lungo da un individuo i cui tratti somatici lo caratterizzavano come  “dall’apparente nazionalità pakistana”. Terrorizzata Souad si è rifugiata dentro una stazione di metropolitana e di lì ha dovuto chiamare le forze dell’ordine.

Dimitri Buffa