Spagna: è rottura finale tra vescovi e Zapatero

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Spagna: è rottura finale tra vescovi e Zapatero

Spagna: è rottura finale tra vescovi e Zapatero

05 Febbraio 2008

Il “Family Day spagnolo” non sembra essere
stato un episodio isolato ma il simbolo della messa in campo di una
strategia  volta al recupero morale e
spirituale della società spagnola. La
Nota di orientamento elettorale della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE),
diffusa la scorsa settimana, rappresenta il secondo atto di tale politica.

Al
di là dei tradizionali riferimenti al rispetto della famiglia eterosessuale e
del principio di salvaguardia della vita dell’essere umano sin dal  suo concepimento, la parte che più ha
suscitato la reazione dell’esecutivo è stata quella dedicata al terrorismo.
“Una società che vuole essere libera e giusta”, recita la Nota, “non può
riconoscere né implicitamente, né
esplicitamente una organizzazione terrorista come rappresentante politico di
nessun settore della popolazione”.

L’esecutivo
ha interpretato tale passaggio come una critica alla politica di dialogo con l’ETA promossa nel
corso dell’ultima legislatura. Il premier, la sua vice, Fernandez de la Vega, e
il ministro della giustizia Fernández Bermelo, hanno accusato le gerarchie ecclesiastiche di “usare il terrorismo” nel dibattito
politico per identificarsi con l’asse
portante della strategia del Partito Popolare.

I
toni tra il governo e la CEE sembrano
esacerbati, e dalle prime file del PSOE, con tono minaccioso, riecheggia come
quest’atto, interpretato come una scesa in campo a fianco del PP, condizionerà
le relazioni con l’esecutivo.

La
dirigenza del partito di governo “ha
avvertito” le gerarchie ecclesiastiche 
che d’ora in poi il ruolo della Chiesa nelle cerimonie e nei
funerali di Stato potrebbe non essere più scontato come adesso, e che potrebbero aumentare le sovvenzioni ad altre
confessioni religiose minoritarie. Membri storici del partito,  come Alfonso Guerra, leader insieme a Felipe González della ricostruzione del
partito socialista spagnolo nei primissimi anni Ottanta, si è spinto fino a
dichiarare che la posizione assunta dalla Chiesa non farà altro che accelerare
i tempi per la revisione del Concordato.

Pur
rimarcando una posizione di fermezza e denunciando quelli che anche il premier
considera “ tentativi d’ingerenza della Chiesa nell’azione di governo”,
Zapatero, alla luce dell’alta percentuale di cattolici (circa il 78%, secondo
il Centro de Investigaciones Sociológicas) nel suo elettorato, si è mostrato
più prudente e lungimirante, e ha dichiarato che la revisione degli accordi
che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa non può essere  frutto di una reazione contingente, ma deve
essere attuata solo se sentita come una esigenza condivisa dalla società
spagnola.

A
parte il PP che, pur non identificandosi con il messaggio del prelato, ha
criticato l’intolleranza  della risposta socialista alla Nota della
CEE, partiti come la catalana CIU hanno denunciato la Nota come il simbolo
“dell’ingresso ufficiale della Chiesa
nel dibattito politico”; ERC si è spinto fino a definire “immorale” l’utilizzo
della questione del terrorismo da parte della Chiesa; mentre IU ha
proposto di avviare il processo di
riforma del Concordato, di  limitare i privilegi fiscali della Chiesa e ha
chiesto al governo di non vacillare nella difesa della laicità dello Stato.

Per
tutta risposta Martínez Camino, segretario generale e portavoce  della Conferenza Episcopale Spagnola, ha
dichiarato che le gerarchie ecclesiastiche
non escludono la possibilità di una presa di contatto con i terroristi,
ma criticano l’ipotesi che questi ultimi vengano
considerati alla stregua di veri e propri interlocutori politici.

Per
far cadere le accuse ricevute, Martinez Camino ha sottolineato inoltre 
come il messaggio della Nota, non sia stato redatto in occasione della
attuale campagna elettorale, ma sia
stato ripreso dalla Pastorale Orientamenti  morali di fronte alla attuale situazione spagnola, approvata dall’Assemblea Plenaria della
Conferenza Episcopale nel novembre del 2006.

Le
difese dei rappresentanti della Conferenza episcopale spagnola non sembrano
essere state sufficienti ad abbassare il tono della polemica, anzi con  il passare dei giorni si aggiunge nuova carne
al fuoco. Il ministro degli Esteri Moratinos ha definito la gerarchia ecclesiastica “integralista, fondamentalista,
neoconservatrice e inadatta a rappresentare il sentimento della maggioranza dei
cattolici spagnoli”.

L’eco
della questione ha varcato anche la soglia del Vaticano e sebbene non sia stata
presentata ancora una protesta formale
dell’ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede (i principali quotidiani
spagnoli la danno comunque come
probabile), il rappresentante diplomatico spagnolo ieri ha espresso il sentimento di perplessità e di
sorpresa  dell’esecutivo Zapatero
rispetto alle posizioni assunte dalla CEE.

I
sondaggi del quotidiano El País di ieri
davano un vantaggio al Psoe del 3,4% sul PP.

Ma
se davvero il 78% degli elettori socialisti si dichiara cattolico, il polverone
suscitato dalla Nota diffusa dalla CEE potrebbe provocare una riduzione del
vantaggio socialista prima del 9 marzo.