Spagna. Eta, mediatori per commissione verifica alt al fuoco
20 Settembre 2010
di redazione
Mediatori internazionali chiedono una commissione per verificare il cessate il fuoco dell’Eta, dopo l’ultimo comunicato diffuso sabato dall’organizzazione secessionista armata, due settimane dopo l’annuncio di una "astensione dalle azioni offensive".
Secondo quanto riferiscono oggi i media spagnoli, la creazione di una commissione di verifica internazionale dell’"alt al fuocò sarà il primo obiettivo dell’incontro che l’Eta avrà con una delegazione di mediatori internazionali". I candidati a far parte della commissione, secondo quanto anticipa El Pais, sono personalità di prestigio, rappresentanti di centri di risoluzione di conflitti, norvegese, svizzero e svedese, e premi Nobel per la Pace, che lo scorso 29 marzo hanno sottoscritto la Dichiarazione di Bruxelles, in cui si chiedeva all’Eta un cessate il fuoco "permanente e verificabile": l’arcivescovo Desmond Tutu, gli ex presidenti Frederik W. De Clerk, John Hule e Mary Robinson.
Promotore dell’iniziativa è l’avvocato sudafricano Brian Currin, mediatore dei processi di pace in Irlanda del Nord e in Sudafrica, attuale consulente della sinistra indipendentista radicale basca. La commissione internazionale dovrebbe verificare non solo la tregua permanente, ma anche la consegna delle armi da parte dell’organizzazione secessionista, secondo quanto lo stesso Currin indicò lo scorso 11 settembre in un articolo su El Pais. L’ultimo comunicato dell’Eta non menziona la sinistra indipendentista radicale, vicina al partito Batasuna (dichiarato illegale) che, in vista delle elezioni municipali del 2011 nei Paesi baschi, aveva chiesto a marzo all’Eta una dichiarazione di tregua "permanente e verificabile", che però non compare nel primo nè nel secondo messaggio dell’organizzazione.
"L’ultimo comunicato dell’Eta torna ad essere la dimostrazione che la banda terrorista non è disposta a offrire nessun tipo di impegno. Né ai mediatori internazionali che le hanno chiesto un cessate il fuoco ‘permanente e verificabile’, né alla sinistra indipendentista e ancor meno al governo e ai partiti che hanno chiesto la fine della violenza", si legge oggi nell’editoriale del Coreo Vasco, che rispecchia il clima in cui è stato accolto in Spagna l’ultimo pronunciamento dell’organizzazione.