Spagna fuori dal guado: Rajoy premier, Podemos e sinistra in piazza

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Spagna fuori dal guado: Rajoy premier, Podemos e sinistra in piazza

31 Ottobre 2016

Non è filata proprio liscia la investitura di Mariano Rajoy a premier in Spagna. 6mila persone hanno manifestato contro Rajoy davanti alla sede del Congresso dei deputati a Madrid, compresi i deputati di Podemos e il leader di Izquierda Unida, Alberto Garzón, che hanno preso parte al corteo prima di entrare in Parlamento per la seconda sessione di voto. I manifestanti issavano cartelli con le scritte ‘No all’investitura illegittima’, ‘democrazia’. La protesta era presidiata da ingenti forze di polizia, ma non ci sono stati scontri.

Dopo uno stallo politico durato dieci mesi, i deputati spagnoli hanno ridato fiducia al conservatore Rajoy, ancora una volta primo ministro della Spagna, con 170 voti a favore su 349, 111 contrari e 68 astensioni dei deputati del Psoe. Rajoy aveva perso un primo scrutinio all’inizio della settimana: aveva bisogno di una maggioranza semplice per formare un governo di minoranza, missione compiuta.

Fondamentale il ruolo svolto dai deputati del Psoe, anche se 15 ‘ribelli’ – 7 dei quali della federazione catalana – hanno votato ‘no’ al nuovo governo Rajoy disobbedendo all’ordine di astenersi imposto dal partito. Rischiano una multa fino a 600 euro e potrebbero anche essere espulsi. L’ex leader socialista, Pedro Sanchez, dopo le dimissioni non ha partecipato al voto. 

“C’è molto lavoro da fare,” ha detto Rajoy, che vuole “cercare un accordo e la comprensione con tutti”. Il suo punto di forza nella campagna elettorale di quest’anno è stato l’esperienza: galiziano, nato nel 1955 a Santiago di Compostela, nel corso della sua carriera ha ricoperto incarichi locali e nazionali e nel 1981 è diventato deputato del Parlamento della regione Galizia. Per governare “serve essere stato almeno consigliere”, ha ripetuto Rajoy, essendo stato già consigliere in Galizia negli anni Ottanta prima di spostarsi a Madrid per perseguire la carriera politica. 

Fu Aznar a sceglierlo come candidato alla sua successione, nelle elezioni che portarono però al potere il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, nel mezzo dello shock per gli attentati che a Madrid causarono 191 morti. Zapatero lo sconfisse anche quattro anni dopo e nell’estate del 2008 molti lo davano politicamente per spacciato. Invece è ancora alla guida della Spagna.