Continua a destare preoccupazione l’avanzata del progetto di legge spagnolo sull’eutanasia. In un momento storico come quello attuale, in cui il paese si trova a fare i conti con una impennata del numero di casi di Covid-19 che al momento risulta il più alto d’Europa, il Congresso dei Deputati ha deciso di andare avanti con la cd. Ley Orgánica de regulación de la eutanasia, che depenalizza la pratica eutanasica.
E’ questa una tematica che è stata posta in cima all’agenda politica dal governo di Sánchez, che insieme a Unidas Podemos di Pablo Iglesias, ha inserito nel suo programma, alla sezione 5 rubricata “Nuovi diritti e memoria democratica”, il “diritto a una morte dignitosa e regolamentazione dell’eutanasia”.
In base al progetto di legge, che vuole inserire l’eutanasia nel servizio del Sistema Nazionale Sanitario, chi soffre di una malattia “grave e incurabile” o “invalidante” che causa “sofferenze insopportabili”, potrà richiedere di porre fine in anticipo alla propria vita, nell’arco di non più di un mese dalla richiesta di morte al proprio medico curante.
La procedura prevede che una volta ricevuta per iscritto la volontà del paziente, il medico curante dovrà aprire una sorta di “processo deliberativo” e consultare uno specialista esterno. A distanza di sole due settimane dalla richiesta, il paziente dovrà poi ribadire la volontà di porre fine alla propria vita e il caso verrà deferito ad una commissione ad hoc che valuterà nuovamente la richiesta. Laddove tutti i soggetti coinvolti dichiarino che la legge sia stata rispettata, il paziente verrà soppresso entro quindici giorni dalla sua seconda richiesta per mezzo di farmaci che potrà assumere autonomamente o con l’ausilio dei medici.
Il medico può rifiutare la richiesta del paziente, che comunque avrà a disposizione cinque giorni di tempo per riproporre alla commissione il riesame del caso. Infine, se la commissione si esprimerà in termini negativi, il richiedente potrà ricorrere in via amministrativa.
Si sono espressi in forte senso contrario a questo progetto di legge i partiti di destra di Pp e Vox e anche i vescovi spagnoli, che con una nota del 14 settembre hanno evidenziato come questa legge sia mossa più da premesse ideologiche che dalla realtà del malato che versa in condizioni terminali. Si legge nella nota che “insistere sul diritto all’eutanasia è tipico di una visione individualista e riduzionista dell’essere umano e di una libertà slegata dalla responsabilità. Si afferma una radicale autonomia individuale e, al tempo stesso, si richiede un intervento “compassionevole” della società attraverso la medicina, originando un’incoerenza antropologica. Da un lato si nega la dimensione sociale dell’essere umano, dicendo che la mia vita è mia e solo mia e me la posso togliere e, dall’altro, si chiede che qualcun altro – la società organizzata – legittimi la decisione o il sostituire ed eliminare la sofferenza, eliminando la vita. (…) Non si comprende la proposta di una legge che metta nelle mani degli altri, soprattutto dei medici, il potere di togliere la vita ai malati.”
Sull’eutanasia e il suicidio assistito si è espressa in questi giorni anche la Congregazione per la Dottrina della fede che nella lettera “Samaritanus bonus”, rimarca la ferma condanna ad ogni forma eutanasica e di suicidio assistito, definendo come “gravemente ingiuste le leggi che legalizzano l’eutanasia o quelle che giustificano il suicidio e l’aiuto allo stesso, per il falso diritto di scegliere una morte definita impropriamente degna soltanto perché scelta.”