Spagna: la corsa alla Moncloa si gioca sull’Eta
13 Dicembre 2007
La campagna elettorale in Spagna è
ufficiosamente iniziata già con le elezioni amministrative dello scorso maggio, quando a discapito dei grandi temi locali la scena è stata occupata dal
dibattito sull’opportunità del dialogo con l’Eta, promosso dal governo Zapatero,
e dal netto rifiuto di tale politica messo in campo dall’opposizione.
Alla vigilia dello scioglimento
delle camere, e della presentazione ufficiale dei programmi elettorali per le elezioni politiche previste per marzo
2008, la scena si ripete. Al di là di una
seppur accennata tendenza ad una moderazione dei toni per attirare l’elettorato centrista, lo scontro si riaccende sul principale
problema spagnolo: la lotta al terrorismo.
Entrambi i principali partiti sono favorevoli alla messa fuori
legge dell’Accion Nacionalista Vasca
(ANV), il partito più vicino all’Eta dopo l’illegalizzazione di Batasuna. La
miccia è esplosa due settimane fa quando in seguito all’attentato compiuto
dall’organizzazione terrorista basca in Francia, nel quale hanno perso la vita
due guardie civili, i consiglieri
comunali appartenenti ad ANV non hanno rilasciato nessun comunicato sulla
condanna dell’attentato, né hanno effettuato generiche dichiarazioni sul
rifiuto della violenza come arma politica, così come avevano invece fatto dopo
l’ultimo attentato all’aereoporto di Madrid.
I tempi però non sono
coincidenti: l’esecutivo vuole
aspettare l’ultimo rapporto delle Forze di Sicurezza dello Stato prima di
iniziare il procedimento, mentre il PP, considerando ulteriori attese come
misure elettorali, ha presentato una proposta di legge che prevede un
“pacchetto antiterrorismo” composto da:
l’immediata apertura del
processo d’illegalizzazione dell’ANV, una riforma affinché i delitti di
terrorismo non vengano prescritti e la
deroga della risoluzione del governo che
permette l’apertura del dialogo con l’Eta senza una previa assicurazione
dell’abbandono della violenza.
Se in questo caso i tempi non
sono stati coincidenti, ma almeno di fondo lo erano gli obiettivi dei due principali partiti, diverso è il quadro
con rispetto a un altro tema
incandescente del momento che riguarda la possibilità, e “probabilità” secondo fonti governative,
che la Corte Europea di Strasburgo
conceda l’ammissibilità del ricorso a
Batasuna contro la sua messa fuori legge, avvenuta nel 2003. Mentre il ministro
della Giustizia, Fernandez Bermejo, ha
rilasciato delle dichiarazioni assicurando che sarebbe anomalo che la Corte
Europea non dichiarasse l’ammissibilità
del ricorso, visto che il diritto leso riguarda quello del suffragio, il
segretario generale del PP, Acebes, ha
chiesto al governo di far valere, con tutte le sue armi a disposizione, davanti alla Corte Europea di Strasburgo le
sentenze d’illegalizzazione del partito
emesse all’unanimità dalla Corte Suprema
e dal Tribunale Costituzionale spagnolo. Nel corso del suo intervento il
segretario del PP ha inoltre ricordato come
il rapporto presentato nel 2005 dall’Avvocatura dello Stato alla Corte di Strasburgo, secondo cui
Batasuna si trovava in una “situazione
diversa” rispetto a quella dell’anno della sua messa fuori legge, non era stato altro che un segno di debolezza
nei confronti dell’organizzazione terrorista.
I popolari vorrebbero obbligare
i socialisti a rinunciare all’ipotesi di
futuri negoziati con l’Eta e vorrebbero chiudere la partita prima delle
elezioni, i socialisti invece procedono
più lentamente lasciando aperte tutte le strade possibili e pur dichiarando la
volontà di mettere fuori legge l’ANV, non sembrano volere fare valere il peso delle sentenze spagnole emesse nei
confronti del braccio armato dell’Eta.
La corsa alla Moncloa è ancora all’inizio ma siamo
sicuri che la decisione della Corte Europea di Strasburgo, prevista per la
prossima settimana e la messa fuori legge dell’ANV, misure politicamente
correlate, occuperanno uno spazio centrale, inasprendo ancora una volta i toni del “duello”
politico in atto.