Spagna. Niente aborti per una settimana causa sciopero delle cliniche

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Spagna. Niente aborti per una settimana causa sciopero delle cliniche

08 Gennaio 2008

Una settimana senza aborto in Spagna. Non si tratta dell’effetto del family-day o di una protesta contro il continuo aumento di aborti nel paese, ma di uno sciopero delle più importanti cliniche private che chiuderanno le porte da oggi al 12 gennaio, lo scrive El Pais on line.

A pagarne le conseguenze saranno circa 2000 donne.

Gli istituti, una cinquantina secondo l’Associazione delle cliniche accreditate per l’interruzione di gravidanza (Acai), richiedono più garanzie giuridiche per le pazienti e i dipendenti. Questi centri, che compiono il 98% degli aborti in Spagna, denunciano di aver ricevuto “pressioni” e “accuse sistematiche” e chiedono che vengano fermate le “ispezioni abusive”. “Chiediamo che sia garantito il diritto all’aborto e la sicurezza per i professionisti che lo praticano”, dice Francisca Garcia Gallego, portavoce dell’Acai in Andalucia.

Se in questa settimana non riceveranno alcuna risposta dall’amministrazione, non escludono la possibilità di proclamare un altro sciopero.

Il 17 dicembre la Guardia Civil spagnola ha arrestato a Barcellona sette persone con l’accusa di aver effettuato degli aborti illegali. E nel mese precedente erano state chiuse due cliniche a Madrid per pratiche illegali con grave rischio per la salute dei pazienti.

La legge spagnola – approvata subito dopo il ritorno della democrazia ma in seguito mai modificata – prevede la possibilità di ricorrere all’aborto in tre soli casi: stupro (entro le 12 settimane), “gravi tare fisiche o psichiche” del nascituro (entro le 22 settimane e con il parere di uno specialista) e “grave pericolo per la vita o la salute psichica della madre” (senza limiti temporali, ma anche in questo caso con il parere di un medico); in tutti i casi il medico che prescrive l’aborto non può essere lo stesso che porta a termine l’operazione di interruzione della gravidanza.

Il problema principale evidenziato nell’applicazione della legge è che non tutte le malformazioni del feto sono rilevabili nelle prime 22 settimane: in caso di gravi problemi per il nascituro, trascorso tale termine spesso si ricorre quindi al pericolo per la salute della madre (motivazione che copre il 96% delle richieste degli aborti) per poter giustificare l’intervento.

Nel 2006, il numero delle interruzioni di gravidanza è stato di 101.592, un aumento del 10,83% rispetto all’anno precedente. In aumento anche i casi di giovani minori di 20 anni che abortiscono per la seconda o terza volta, con 1679 casi al di sotto dei 20 anni.

(Apcom)