Spagna, niente da fare: per la destra si profila (solo) una cavalcata nel deserto
29 Aprile 2019
Negli ultimi giorni, si attendevano con ansia i risultati provenienti dalle elezioni generali spagnole: la notte iberica da un lato ha confermato la mancanza di una maggioranza parlamentare, dall’altro però ha innescato un terremoto mai così potente all’interno della destra. Il PSOE guidato da Pedro Sanchez ha rispettato fino in fondo i pronostici che lo vedevano come prima forza del paese, ottenendo poco meno del 29% e un guadagno di 38 seggi rispetto alle elezioni di tre anni fa. Dunque sarà il Premier uscente a condurre le danze per la formazione del nuovo esecutivo, la quale però appare non di facilissima composizione visto che non basteranno per ottenere la maggioranza assoluta i 42 deputati che verranno portati in dote da Podemos (ancora da chiarire se verranno coinvolti direttamente o se Sanchez chiederà loro la non sfiducia).
Mentre questo tipo di scenario riguardante i progressisti era abbastanza prevedibile, nel mondo conservatore si è verificato un cataclisma di proporzioni inimmaginabili: il PP, con il 16,7%, ha fatto registrare il peggior risultato dalla sua nascita. Un crollo verticale, se si pensa che tre anni fa aveva raggiunto il 33% ed aveva potuto comporre abbastanza agevolmente una maggioranza. A poco è servito dunque affidarsi ad un giovane leader come Pablo Casado che aveva cercato con le sue aperture durante la campagna elettorale a Ciudadanos e VOX di costruire un largo campo conservatore in grado di replicare, nel caso vi fossero stati i numeri, il cosiddetto Patto Andaluso ma l’effetto che questa apertura sembra aver generato, è stato quello di potenziare enormemente queste ultime due forze politiche visto che Ciudadanos ha guadagnato 25 deputati e VOX entrerà in Parlamento per la prima volta nella sua storia (con un 10,3% che, però, si è rilevato al di sotto delle aspettative).
Tuttavia, sono state le dichiarazioni post voto dei vari capi partito a mandare in frantumi uneventuale rilancio futuro di un centrodestra popolar – populista: Santiago Abascal (VOX) ha dichiarato che: “La colpa del fatto che oggi il governo della Spagna va a Sanchez, è tutta della mancanza di coraggio del Partido Popular e di Ciudadanos. Già ci stanno accusando di tradimento, di incapacità e di altre nefandezze, ma gli unici incapaci sono quelli che potendo contare su una maggioranza di 186 seggi, non sono riusciti ad opporsi alla sinistra:” Chiarissimo attacco ai due partiti che componevano la maggioranza guidata da Mariano Rajoy.
Rivera, dal canto suo, gongola per aver ormai messo nel mirino il PP (meno di un punto la differenza tra Popolari e Ciudadanos) e, commentando i risultati, si è arrogato la leadership dell’opposizione mentre Pablo Casado è stato messo pesantemente sotto accusa da molti dirigenti popolari per essersi spostato troppo a “destra” sul finire della campagna elettorale, facendo sì che molti elettori moderati si rifugiassero tra le braccia di Ciudadanos.
Tra un mese, oltre alle Europee, in Spagna si terranno anche le elezioni comunali e regionali: sarà dunque quello il terreno di sfida tra le forze conservatrici per piantare ulteriori fantomatiche bandierine di posizionamento ma, ad oggi, i quattro anni che attendono l’opposizione di destra assumono le nefaste fattezze di una logorante traversata nel deserto.