Spagna, Rajoy stretto tra Podemos e socialisti

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Spagna, Rajoy stretto tra Podemos e socialisti

21 Dicembre 2015

Adesso che farà Mariano Rajoy? Il premier e leader del partito popolare dopo le elezioni in Spagna ha promesso stabilità e governabilità, dicendosi fiducioso, ma nel Paese c’è il rischio di un ritorno alle urne mentre la Borsa dà un segnale negativo (-3,6%). Proprio all’inizio di quel 2016 considerano anno di svolta per l’economia di Madrid. Andato in crisi il modello del bipartitismo che aveva retto in Spagna per 40 anni, ora si cerca una maggioranza in un clima fatto di veti tra i partiti che non promette nulla di buono. Il partito popolare si è aggiudicato 123 seggi su 350 (perdendone 63 rispetto alle elezioni del 2011) e stavolta non gode di una maggioranza assoluta.

 

Una strada per Rajoy potrebbe essere quella dell’esecutivo di minoranza, magari contando su Ciudadanos, i liberali centristi che hanno preso 40 seggi, ma per adesso da quella sponde nisba (non è detto però che Ciudadanos dica no a prescindere). Il problema è che anche così Rajoy non arriverebbe a prendere la maggioranza del Congresso, fissata a 176 seggi. Potrebbe allora cercare il sostegno delle forze nazionaliste come il partito basco ma troverà una porta chiusa con gli indipendentisti catalani. Come pure i socialisti di Pedro Sanchez (90 seggi) hanno già detto no a un nuovo governo popolare. Poi c’è Podemos di Pablo Iglesias, 69 seggi presi tutti in una volta, il vincitore vero delle elezioni.

 

Ruolo chiave come in altri momenti della storia anche quella democratica della Spagna ce l’ha la monarchia, re Felipe VI, a lui il compito di mediare e favorire le trattative. Se il governo non arrivasse, è probabile che si tornerà al voto in primavera. Altra ipotesi è che invece siano i socialisti di Sanchez a cercare una maggioranza con Podemos e la sinistra (Izquierda Unida), i nazionalisti baschi e catalani, ma nel partito socialista Iglesias è malsopportato, a dir poco. Il leader di Podemos, Iglesias, ha evocato una definizione che conosciamo bene "compromesso storico", tra i partiti tradizionali e le nuove forze e i movimenti emersi da questa tornata elettorale. Nella consapevolezza di poter crescere ancora se si andrà a votare di nuovo.