Spagna vs Italia, battere la “roja” è difficile, ma se succede…
10 Giugno 2012
"Urge rinforzare l’orlo del baratro". Pil, deficit, spread, disoccupazione… La vignetta di Altan sull’Espresso sta precisa a Italia e Spagna e pure stasera a Italia-Spagna. Dopo calciopoli, decreto spalmadebiti, dittatura pay-tv e campionato spezzatino, giù nel ranking UEFA e bocciati anche a organizzare questi Europei, pure la polizia all’alba di lunedì scorso a Coverciano… Distrutto in pochi giorni ciò che si era costruito in due anni.
“E’ come se la giovane Italia di Prandelli, che piace a tutti, si sveglia di colpo e perde l’innocenza” (Luca D’Ammando, il Foglio). Ma pure se da noi, come diceva Flaiano, le situazioni sono gravi ma mai serie, tutti, almeno fino a stasera, un po’ ci sperano, che "quando l’italiano ha il passaporto della morte riscopre improvvisamente la vita e la gloria" (Tony Damascelli).
La settima e la nona economia del pianeta stasera contro, e chiaramente a pallone è favorita la Roja campione in carica e del mondo. Per il resto invece saremmo avanti un po’ su tutto: pil nazionale e pro-capite, produzione industriale e speranza di vita, indice di sviluppo umano e esportazioni nel commercio mondiale. Questa crisi poi ha finito di atterrare il boom economico spagnolo degli scorsi anni… A nulla è servito il turnover al governo: la disoccupazione è al 24,4% e le rivendicazioni comunque mai sopite delle regioni contro il governo di Madrid tornano a farsi sentire.
Quest’anno come nel 2009, in finale di Coppa del Re c’erano ancora Barça, Athletic Bilbao e i fischi, tanti fischi, al Re di Spagna. Una partita come scusa per gridare la voglia d’indipendenza di Catalogna e Paesi Baschi. Dal 1938 fino al 1976 la chiamavano “Copa del Generalisimo” Francisco Franco e giocarne la finale era l’occasione per far sentire le proprie grida indipendentiste. Giustificazioni linguistiche e culturali, certo, ma soprattutto economiche. I Paesi Baschi hanno un pil molto superiore al resto del Paese, la Catalogna poi è tra le regioni più evolute al mondo. Come Lombardia e Triveneto, e non a caso pure da lì vengono richieste d’autonomia fiscale. Che di minoranze etniche pure noi siamo pieni, ma distribuite a macchia di leopardo: il Tirolo per più di metà germanofilo e diviso con l’Austria e altre minoranze di ceppo germanico: cimbri, walser, mocheni e carinziani. I coloni liguri nell’Isola di San Pietro in Sardegna parlano ancora il genovese, i franco-provenzali di Faeto e Celle sono in provincia di Foggia dal tredicesimo secolo. Come i croati in Molise, oggi 2.200 persone nei comuni di Acquaviva Collecroce, Montemitro e San Felice.
Non esiste Stato con una popolazione omogenea, e le differenze si sentono pure a pallone. All’ultimo mondiale tra cordigliera cantabrica e Pirenei i baschi non hanno nemmeno festeggiato la prima coppa della Roja… Che praticamente è la stessa del mondiale, solo gli ultratrentenni Marchena e Capdevila sono usciti dal giro. E senza una punta come Villa Del Bosque pare tentato ancora di più dal tiqui-taqua del suo fenomenale centrocampo. Sarà solo possesso palla e inutile, sterile, torello, o riusciranno i nostri a fermarli e ripartire con Cassano e Balotelli? Molti lo dicono e tutti ci pensano, gli scandali e il mondiale ’82 e calciopoli 2006. Almeno fino a stasera, non succede, ma se succede…