Spagna vs Portogallo, in gioco la supremazia sulla penisola iberica
29 Giugno 2010
Eccolo qua, il primo derby del mondiale 2010. Spagna e Portogallo si scontrano per affermare la supremazia dell’una o dell’altra sulla penisola iberica. Sarà una partita accesa, aspra, con in gioco non solo gli accessi ai quarti ma una bella fetta di onore nazionale.
Non è quindi solo una partita di calcio, ma un vero e proprio derby politico. Soprattutto perché le due nazioni sono abituate a comandare. Partendo dalla potenza navale che poteva permettersi nei secoli XVI e XVII, la Spagna ha ancora in piedi la disputa con l’Inghilterra per Gibilterra (che nel 2002 si è espressa chiedendo di rimanere britannica) e ha un contenzioso aperto con il Marocco per il controllo delle isole di Penon de Velez de la Gomera, Penon de Alhucemas, e isole Chafarinas, inoltre entrambe le nazioni reclamnano pure l’isola Perejil. La faccenda è anche complicata del fatto che il Marocco è il primo serbtoio per l’immigrazione clandestina in Spagna dal Nord Africa.
Dal canto suo il Portogallo (dopo il 1492) per più di un secolo ha dominato le rotte atlantiche, costruendo nel giro di pochi anni un vasto impero che abbracciava Africa, Asia e America latina. Verso questi territori si è nel tempo consolidata una certa emigrazione, cessata per lasciare il passo al processo inverso nella prima metà dell’Ottocento con la perdita del Brasile. Al termine della “° guerra mondiale i lusitani sostennero altri conflitti per mantenere il possesso dell’Angola e del Mozambico, che ottennero l’indipendenza solo nel 1975 quando finì la dittatura che durava da quasi 50 anni e il Portogallo diventò una repubblica parlamentare.
Ma non basta, i due stati dal 1801 (quando l’esercito spagnolo occupò il paese durante la Guerra delle Arance nel periodo in cui governò Manuel Godoy.) si litigano Olivenza, un paese al confine tra il Portogallo e la regione spagnola dell’Estremadura. L’abitato fa parte della provincia di Badajoz ed è rimasto bilingue fino alla prima metà del XX secolo ma la comunità oggi parla quasi esclusivamente spagnolo, mentre il portoghese è utilizzato dalla popolazione nata prima del 1950. Insomma, come già detto c’è più di una partita di calcio.
Ad oggi, la spagna mantiene l’anima multiculturale, benché la popolazione sia costituita quasi completamente da spagnoli – appartenenti a diversi gruppi etnico-linguistici come castigliani, catalano-valenciani, galiziani, baschi, ecc – c’è una consistente minoranza di stranieri che conta per circa l’11% della popolazione globale. Tra le comunità autonome le più numerose sono quelle della Catalogna, con oltre un milione di unità, Madrid, con quasi un milione e la Comunità Valenziana, con circa 800.000. Nutrita poi la presenza di immigrati dell’Europa orientale (soprattutto rumeni), nordafricani (molti dei quali clandestini) e latinoamericani. A preoccupare, invece, l’economia.
Nel dicembre 2009 alle “furie rosse” è stato attribuito il primo posto nel “Misery Index” di Moody’s, la classifica costruita sommando disoccupazione (19,1%) e rapporto deficit/pil (10,1%), a quanto pare la Spagna “è il paese più a rischio d’Europa” ed è entrata nella lista dei sorvegliati Ue. Una delle cause va ricercata nella crisi mondiale, che ha avuto effetti devastanti sull’economia spagnola: il rapporto debito pubblico/Pil è passato dal 34% del 2007 al 67% del 2009, i debiti di famiglie e imprese sono schizzati al 177% del Pil e i disoccupati sono arrivati a quota 4 milioni.
Sotto questo punto di vista, il Portogallo è sicuramente competitivo. Nel precedente decennio la crescita economica è stata superiore alla media UE e dopo aver compiuto riforme e privatizzato aziende statali, liberalizzando settori chiave dell’economia, ha sviluppato un’economia sempre più basata sui servizi. Curiosamente, il sughero è un prodotto importante, il Portogallo ne detiene la metà della produzione mondiale. Un apprezzabile contributo è dato infine dal turismo: il sole e il mare del sud , oltre al fascino storico di un’antica nazione europea attira un considerevole flusso di visitatori (circa 3 milioni all’anno).
Oggi però nella testa dei giocatori non ci sarà spazio per sole e mare. Le due compagini hanno una rivalità lontana, che affonda la sue radici negli anni ’20 (quando si scontrarono per la prima volta) e non volgiono perdersi la possibilità di eliminare una rivale diretta alla conquista del titolo. Le furie rosse, dopo aver steccato la prima contro la Svizzera, hanno dimostrato di essere competitivi soprattutto in avanti con la coppia Villa-Torres come punta di diamante. Anche gli eredi di Eusebio sono un team temibile, ma soprattutto imprevedibile. Degli schemi notevoli e dei buoni interpreti danno modo al Ct Queiroz di presentare sul campo una scheggia impazzita, pronta a grandi imprese od altrettanto rumorosi tonfi. Attenzione, neanche a dirlo, al fenomenale Cristiano Ronaldo. Da pronostico, spagnoli favoriti, ma più verosimilmente supplementari in agguato.