Spamhaus, chi controlla i controllori?
27 Marzo 2013
di redazione
Una società olandese di hosting, Cyberbunker, si è ribellata alla ong Spamhaus, che collabora con diversi grandi provider mondiali per filtrare il fastidioso "spam", i messaggi indesiderati che ci arrivano sotto molteplici forme via internet.
Dopo che Spamhouse aveva inserito Cyberbunker nella sua ‘black list’ di spammatori, quest’ultima ha reagisto scatenando una guerriglia informatica con l’obiettivo di smomballare i rivali e i rispettivi clienti (DDS – Distributed Denial of Service, una sorta di bomba termonucleare nella rete).
Tutto questo sta provocando un terremoto sul web, con una serie di idiosincrasie e difficoltà per i poveri utenti che poco sanno di ciò che sta accadendo. Secondo gli esperti, se la escalation continuasse, molti utenti di Internet perderebbero l’accesso a servizi basilari del web come l’email o l’on line banking.
Ma davvero i vigilantes di Internet, Spamhouse, sono i buoni e quelli di Cyberbunker solo dei cattivoni? Chi gli ha dato il potere di filtrare lo spam e che tipo di spam viene filtrato?
Nessuno li ha nominati, non esiste una chiara legislazione in materia, e non possiamo opporci agli anti-spammatori anche se volessimo.
Il DDS scatenato contro di loro è deplorevole per le conseguenze che può avere sulla attività di ognuno di noi, ma lo spam è davvero molto peggio della pubblicità confezionata sui gusti e i clic dell’individuo che mettono in atto i giganti del Web quando navighiamo?
Insomma, i geek di Spamhouse non sono degli angioletti e sul web di solito chi pensa di fare il poliziotto alla fine si trova di capo sotto.