Spending review, il taglio della Provincia di Isernia sarebbe dannoso per il territorio

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Spending review, il taglio della Provincia di Isernia sarebbe dannoso per il territorio

03 Luglio 2012

Il possibile taglio della Provincia sarebbe un disastro per Isernia. Provocherebbe delle reazioni a catena che i tagli decisi a tavolino dai ragionieri del Governo non possono prevedere. Darebbe il colpo di grazia a un’economia locale che già boccheggia. Al tempo stesso aprirebbe le porte del Molise alla criminalità organizzata. Chi vive in questa terra di confine sa bene cosa significa. Le infiltrazioni da parte della Camorra – che dalla provincia di Caserta spinge verso l’area venafrana, in cerca di nuovi “spazi vitali” – non sono una favola raccontata per impietosire (si fa per dire) il premier Monti. Lo dicono i rapporti dell’Antimafia, sulle scrivanie del Parlamento già dal 2010, se non prima.

Ebbene: chiudere l’ente di via Berta significherebbe, di fatto, ridimensionare la presenza delle forze dell’ordine. La Questura diventerebbe un commissariato, il comando provinciale dei Carabinieri sarebbe ridotto a rango di compagnia, quella della Guardia di finanza diventerebbe una tenenza. Inevitabilmente gli organici verrebbero ridotti, allentando quella morsa di controlli che fino ad oggi si è rivelata efficace. Un allarme del genere lo aveva lanciato qualche settimana fa Luigi Brasiello, presidente della Camera di commercio di Isernia, quando è stata ipotizzata anche la chiusura della Prefettura pentra, alla quale fanno riferimento le forze dell’ordine presenti sul territorio. “O Provincia o Camorra“ è invece la sintesi di un appello lanciato di recente dall’assessore provinciale Gaetano Marucci.  Qualcosa del genere lo ha sottolineato anche Agostino Rocco, dell’associazione culturale Città Molise. Oltre a evidenziare i possibili pericoli dovuti dalle infiltrazioni camorristiche, focalizza l’attenzione su altri aspetti non meno importanti. Isernia e la sua provincia, con il taglio di enti pubblici e dei presidi delle forze dell’ordine, finirebbe per perdere un migliaio di posti di lavoro. Molti dipendenti pubblici e parastatali andrebbero via. E con loro andrebbero via le rispettive famiglie. Per l’economia della provincia isernina rappresenterebbe un colpo mortale a una realtà già in agonia, segnata da grandi aziende in forte crisi e piccole imprese a un passo dal crack.

Perplessità sulle possibili misure contenute nella spending review del Governo Monti le esprime anche  il coordinatore regionale del Popolo della Libertà, Ulisse Di Giacomo. Il senatore, pur riconoscendo la validità di alcuni provvedimenti (come ad esempio la riduzione delle auto blu, dei consigli di amministrazione degli enti e delle società miste, oltre che la stretta sulle consulenze), storce il naso quando si parla di “taglio dei dipendenti statali (10.000 nel 2012 e altri 90.000 entro il 2014 ) e, soprattutto, di riduzione delle Province con conseguente riorganizzazione degli uffici territoriali provinciali. “Quello della riduzione e successivo accorpamento delle Province – spiega Di Giacomo – è un falso problema, perché la vera mannaia si abbatterebbe sull’articolazione provinciale degli uffici: Prefetture, Questure, Comandi della Guardia di finanza, Comandi dei Vigili del fuoco”. Di qui un interrogativo: “Ma qualcuno si è posto il problema dell’ordine pubblico? Ha pensato a cosa succederebbe in alcune aree del nostro Paese, quelle a maggiore densità malavitosa, senza i presidi dell’ordine pubblico? Sarebbe una catastrofe, con il malaffare che ringrazierebbe lo Stato”. 

L’augurio del coordinatore regionale del Pdl è che si presti maggiore attenzione a questi aspetti, facendo in modo che si riesca a conciliare al meglio il taglio dei veri sprechi “con la esigenza di non indebolire il tessuto sociale e soprattutto di non esporre i nostri cittadini ai rischi della insicurezza personale e collettiva”. Di Giacomo si appella a tutte le forze politiche molisane affinché portino avanti una battaglia che significa sopravvivenza dello stesso Molise. Che negli ultimi tempi appare come quel vaso di coccio di manzoniana memoria. Il senatore invita in buona sostanza a tirare fuori quella forza e quell’orgoglio che hanno portato – a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 – prima all’autonomia del Molise e poi alla nascita della Provincia di Isernia. Sull’esito di questa battaglia il leader del Pdl molisano si dice fiducioso, a patto che si proceda compatti: “Sono convinto – ha concluso Di Giacomo – che la delegazione parlamentare molisana, al di là dell’appartenenza politica, saprà anche in questa occasione difendere gli interessi e l’autonomia della nostra regione”.

Del resto il Molise sta già dimostrando con i fatti che quando si tratta di ridurre gli sprechi, quelli veri, è in grado di fare il proprio dovere. Lo dice una recente relazione della Corte dei Conti, a proposito di uno dei settori ce rischiano di più con la spending review: la sanità. L’analisi della magistratura contabile – notoriamente superpartes – dice che a fronte di una crescita media pari a +1,3% del costo del servizio sanitario nazionale, il Molise fa registrare una diminuzione pari a -0,7%. La Corte dei Conti, a dispetto dei disfattisti molisani (si pensi al leader dell’Italia dei Valori, Antonio di Pietro, che ha presentato una sfilza di interrogazioni al ministro della Salute Balduzzi), fa notare come “per lo più, le regioni impegnate nei Piani di rientro dei disavanzi, riescano a favorire gli auspicati contenimenti di flussi di spese del settore”. Anche l’anno precedente il Molise aveva fatto bene (-0,3%, contro il + 1,1% della media nazionale). E la Regione fa sul serio anche sul fronte delle spese per il personale sanitario: nel 2011 in Molise hanno fatto segnare un -2,5%, mentre la virtuosa Emilia Romagna, solo per fare un esempio, ha fatto registrare un +0,5. Per non parlare della Provincia Autonoma di Trento, che sconta un +2,5%. Molise virtuoso anche sul fronte della spesa farmaceutica, come ha detto di recente l’Agenzia del farmaco.

Tutte notizie, queste, che permettono al presidente della Regione, Michele Iorio, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe: ‘“Questi ennesimi dati positivi testimoniano – ha detto – insieme al buon numero della mobilità attiva e all’assenza di episodi di malasanità, la qualità del Servizio Sanitario del Molise. Ciò a dispetto di quanto accade nelle verifiche tecniche esclusivamente burocratiche sulle quali troppi speculano, trasmettendo al di fuori del nostro territorio notizie estremamente dannose sulla qualità e l’efficacia della nostra offerta sanitaria”. Un avviso ai detrattori politici, certo. Ma anche ai burocrati del ministero della Salute. Che, a detta del presidente della Regione, sembrano “voler trascurare i dati matematici economici di evidente eloquenza, fermandosi, con un piglio che ho più volte definito esasperatamente ragionieristico, su tecnicismi di poco conto e oggettivamente irrilevanti – ha concluso Iorio – rispetto all’impianto e agli obiettivi dati dal piano stesso”.