Speranza vuole trascinare la minoranza dem: “La nostra scelta sarà un No, se Renzi non cambia la legge elettorale”
07 Agosto 2016
La minoranza dem pare essersi messa nelle mani di Roberto Speranza tutta intenzionata ad un radicale rilancio di quel fianco della politica. Ecco la sintesi del suo pensiero: “Se stasera entrassi in una macchina del tempo, e ne uscissi nel giorno in cui si vota il referendum non sarei in condizione di votare Sì. E lo sa perché? Considero l’Italicum e la riforma costituzionale inscindibili, un’unica grande revisione dell’architettura istituzionale. Per questo, senza una vera svolta sulla legge elettorale, il giudizio complessivo finirebbe per essere negativo. E quindi non potreivotareSì”.
E la sfida a Matteo Renzi, a dire il vero, va oltre il voto sulla Costituzione: “È passato un mese e mezzo dalla grave sconfitta del Pd ai ballottaggi. Da allora nulla è cambiato. Ho chiestounasvolta sul piano delle politiche sociale, ma niente. Ecco, così andiamo asbattere”.
A chi gli domanda se si stano organizzando per rimettere in piedi il partito, risponde: “Non è questo. E’ solo che in un grande partito come il nostro, in un Paese democratico, ci sono tante personalità: il premier è la più importante, ma un partito e un Paese va avanti a prescindere dalle questioni personali. Io lavoro nel Pd per costruire un’alternativa a Renzi. Anche perché non siamo un partito personale e il nostro destino non è legato a un solo individuo. E poi, scusi, anche la storia delle amministrative…”.
Così, mentre si avvicina il via libera della Corte di Cassazione al referendum costituzionale, torna a salire la tensione all’interno del Pd.
Sulla stessa linea di Speranza c’è, infatti, per esempio, il senatore Miguel Gotor che, via Twitter, avverte: “O il Parlamento cambia Italicum o lo cambieremo con i cittadini votando no al #referendone”. E mentre Renzi è a Rio risponde per lui lo stato maggiore del Pd. Per la Serracchiani per la modifica della legge elettorale non ci sarà “nessun tabù” ma “un’iniziativa del Pd e del governo c’è già stata e si chiama Italicum“.
Guerini, nel ribadire che chi si schiererà per il no non sarà sanzionato, si dice convinto che “nel Pd il diritto al dissenso è garantito, ma non si può chiederci di avere un atteggiamento neutrale sul referendum. Il Pd è schierato per il sì a una riforma voluta, costruita, votata per cambiare in meglio l’architettura istituzionale del Paese”.
E il capogruppo alla Camera Ettore Rosato incalza definendo un “suicidio politico, solo per fare un dispetto a Renzi, votare no”. Dal ministro per le politiche agricole Maurizio Martina arriva un invito ad abbassare i toni: “Il mio sì convinto al referendum è per il Paese prima di tutto. Oltre le discussioni interne al Pd. Bisognerebbe evitare di piegare qualsiasi ragionamento a dibattito para congressuale”.