Spetta al mercato trovare una soluzione a Fannie Mae e Freddie Mac
17 Luglio 2008
«Fannie Mae e Freddie Mac sono adeguatamente capitalizzate e non sono in pericolo di fallimento». Con queste parole Ben Bernanke, governatore della Fed, ha cercato di spiegare alla Camera dei rappresentanti l’attuale situazione delle due sorelle dei mutui americani. E prima di lui anche Henry Paulson, segretario al Tesoro americano, aveva cercato di stemperare la tensione, con parole che sembrano l’esatto opposto di quelle pronunciate da Bernanke: «Un piano di salvataggio è necessario per rispondere alle preoccupazioni del mercato e per aumentare la fiducia». Ma non basta, perché a chi gli chiedeva in quale misura finanziaria il governo federale degli Stati Uniti sarebbe intervenuto, Paulson ha risposto che «vista la difficoltà a determinare l’esatto ammontare della linea di credito necessaria, non proponiamo un quantitativo preciso». Il problema è che sembra che si stia giocando un po’ troppo col fuoco.
Da una parte l’atteggiamento della Federal Reserve era prevedibile, data la linea di condotta tenuta finora, privilegiante (secondo il suo mandato) la stabilità dei mercati. Strano, invece, che Paulson parli senza avere la visione completa su quello che sta accadendo negli Usa. Vale la pena ricordare come le sorelle FM, classificate come GSE (government sponsored enterprises), detengono quote di mercato per 5,2 mila miliardi di dollari (45% del totale), contro un Pil a stelle e strisce di 14 mila miliardi. Quasi un mutuo americano su due è in mano a Fannie Mae o Freddie Mac. Queste sono cifre note a tutti, operatori qualificati e non. Altrettanto note sono le quotazioni di borsa delle due società, come anche i loro bilanci. Ma allora perché Paulson fa finta di non sapere alcunché e tergiversa, dicendo solo che il piano di salvataggio sarà presto pronto? Ancora, a che gioco sta giocando Bernanke? Non contento delle sforbiciate ai tassi per «garantire fiducia e stabilità ai mercati» che abbiamo visto da un anno a questa parte, cerca di rassicurare gli addetti ai lavori ed i cittadini americani con l’illusione che il mercato del finanziamento abitativo sia tutto sommato solido. Peccato che così non sia.
Certamente anche in America, come in Italia, la soluzione ai problemi esistenti (ma non ancora esplosi) arriva sempre troppo in ritardo. Sul fronte italiano appunto, si pensi allo scandalo Bancopoli che ha fatto capolino su tutti i quotidiani nell’estate 2005. Dopo di esso, il risultato fu un riassetto notevole della struttura di Bankitalia, sebbene determinati atteggiamenti andassero avanti per lo meno da mesi. Allo stesso modo, secondo molti opinion-leader americani, agisce in ritardo anche la Sec (l’equivalente americano della Consob), che lunedì prossimo introdurrà nuovi limiti per le vendite di titoli allo scoperto, per iniziali 30 giorni. In primis, riguarderà soltanto le grandi sorelle dei mutui ed un’altra quindicina di società finanziarie, le maggiori. Ma non solo, perché si è già paventata l’estensione a tutte le società quotate a Wall Street per arginare quello che sembra essere diventato il pericolo pubblico numero uno, la speculazione. Come se non fosse mai esistita, non avesse contribuito a creare benessere e non avesse regalato un sistema in cui una possibilità non si nega a nessuno.
Certo è che, nonostante i colpi (ma anche i rimbalzi) subiti, Fannie Mae non si perde d’animo e prepara alcune contromosse, come l’emissione di un maxibond da 3 mld di dollari con durata biennale che sarà pronto nelle prossime settimane. Si pensa anche di rimettere mano al portafoglio per aumentare il montante sulle obbligazioni a dieci anni, per fornire fiducia nei risparmiatori.
Quello che stupisce però sono due operazioni con targa svizzera. Infatti, Swiss RE e Zurich Financial Services hanno prestato a Fannie Mae e Freddie Mac circa 10 miliardi di dollari ciascuna ed alcune domande sono legittime: se si sono esposte in modo così veloce, forse è perché confidano in un riequilibrio per opera del mercato? Si cerca di scongiurare l’intervento nazionalizzativo perché consci che sarebbe un peso troppo grande per tutta la cittadinanza statunitense?
L’impressione è che la tempesta non sia ancora passata del tutto, specie se si metterà in mezzo la lunga mano (e visibilissima) dello stato. Con la vana illusione di poter distribuire benefici su larga scala, spesso si sono solo diffusi i costi di scelte di matrice sfacciatamente politica. Il caso di Fannie Mae e Freddie Mac è nato nel mercato, ed in esso deve trovar la sua soluzione.