Squadracce di Hezbollah infestano Beirut
11 Giugno 2008
Nonostante i proclami ufficiali e gli accordi sottoscritti a Doha tra i partiti di maggioranza e opposizione, il popolo libanese stenta a credere che il pericolo di una guerra civile sia stato scongiurato. Dopo il tentato golpe delle milizie sciite Hezbollah, che agli inizia di maggio
controllavano tutta la città di Beirut spingendo il governo di Fouad Seniora a fare marcia indietro sui provvedimenti adottati per limitare proprio la forza militare del gruppo filo iraniano, poco sembra essere cambiato per i cittadini comuni, in particolare cristiani e sunniti.
Nonostante gli accordi di Doha e gli sforzi per la nascita di un governo di unità nazionale,
continuano gli scontri tra i sostenitori di entrambe gli schieramenti seppur lontano dai riflettori. Secondo un reportage pubblicato dal giornale arabo ‘al-Sharq al-Awsat’, se i cittadini cristiani e sunniti erano ottimisti alla vigilia degli accordi di Doha ora sembrano essere di nuovo caduti nel pessimismo. Questo perché quanti vivono ancora a Beirut e nella zona di Tariq al-Jadid continuano a subire le aggressioni da parte di squadracce di giovani sciiti armati che scorrazzano per la città. In particolare raccontano che i loro figli sono oggetto di continue provocazioni da parte dei gruppi sciiti nella zona di Brabur che si trova nei pressi del centro della capitale ed in particolare a poca distanza da
Cornish al-Mazra. Questi ragazzi non fanno i loro nomi perché temono ritorsioni, ma denunciano il fatto che quanto accade tutt’oggi nel loro quartiere non viene mai descritto dai media tradizionali. Questo perché i giornalisti da quando è iniziata la crisi non sono mai andati nella loro zona. Per questo i giovani del posto cercano di uscire poco di casa e di muoversi sempre in gruppo per timore di subire aggressioni.
L’ultimo episodio è avvenuto la scorsa settimana quando per protesta 300 persone si trovavano davanti l’ospedale di al-Maqasid. Era stato ricoverato un giovane del loro quartiere, Imad Zaglul, aggredito da un gruppo di uomini che indossavano la divisa della vigilanza del parlamento, presieduto dal capo del gruppo sciita Amal, Nabih Berri. Dopo essere stato pestato davanti l’ambasciata del Kuwait, il ragazzo è stato raccolto per strada dall’esercito libanese e portato in ospedale. Come lui sono tanti i giovani della sua zona ad essere aggrediti. I militanti dell’opposizione non entrano nel loro rione, ma restano fuori e compiono raid punitivi contro i singoli. Da quando è iniziata la crisi lo scorso 7 aggio, le violenze e gli scontri tra militanti di entrambe gli schieramenti non sono mai cessati. Talvolta la notte si vedono uomini in divisa entrare nei quartieri controllati dai partiti di maggioranza, salvo poi scoprire che sono invece militanti dell’opposizione impegnati alla ricerca di una vittima da colpire. Per questo Samer e sua moglie Nazihin hanno deciso di lasciare il quartiere di Brabur e di trasferirsi in un villaggio più tranquillo nella zona di al-Shuf. Sono stati aggrediti sono per il fatto di essere drusi. "Solo questo può rappresentare una provocazione – ha affermato – per i militanti di Amal e di Hezbollah che girano nella zona".
Se camminate in una delle strade più famose del centro di Beirut, come quella di Karaj Druish, potete vedere sui muri una foto ricordo di un ragazzo ucciso pochi giorni fa. Si tratta di Muhammad Namer di 30 anni noto nel quartiere perché faceva parte di un gruppo della zona. Se si vuole sapere perché sia stato ucciso diventa difficile scoprire la verità. Questo perché i suoi familiari sono restii a
parlarne. Solo un suo amico si apre e spiega che si tratta dell’ennesima vittima delle vendette trasversali compiute dai militanti di entrambe gli schieramenti. Scontri individuali che avvengono quasi ogni giorno, come quando la scorsa settimana per provocare, un giovane vestito da militante
Hezbollah è entrato nel quartiere di Brabur. Dopo essere stato fermato dai ragazzi che controllano la zona è emerso che lo sciita veniva dal sud del Libano ed era li solo per provocare. Gli è stato chiesto: "come possiamo accettare questo vostro atteggiamento se poi andando nel sud vediamo le foto
di Saad Hariri con sotto scritto ‘Sharon del Libano e figlio dei sauditi?".
Non se la passano meglio nemmeno gli abitanti degli altri quartieri di Beirut. Un commerciante che ha un negozio nella zona di Tariq al-Jadid, la strada che collega la capitale a Damasco, racconta la sua storia. "Io vivo nel quartiere sciita di Dhiye a Beirut e subisco continue minacce solo per il fatto che sostengo Saad Hariri – spiega – hanno ucciso un sunnita come monito per gli altri all’interno del quartiere e da allora non torno più a casa. Li ho visti con i miei occhi festeggiare e distribuire dolci per le vie della zona sciita dopo aver appreso dell’aggressione subita da Imad Zaglul al quale hanno anche sparato". E’ difficile la situazione anche per Ahmad, un commerciante che opera nei pressi di Cornish al-Mazra, il quale dopo gli scontri di inizio maggio ha passato diversi giorni fuori città, lontano dagli scontri a fuoco e dalle violenze. Dal 7 maggio non può usare la sua auto che ha nascosto in un luogo sicuro per evitare che fosse distrutta dai militanti dell’opposizione. "Loro non nascondono le loro armi
e chiedono l’identità di chi capiti per caso nella loro zona – spiega – quello che ci fa paura è che sono persone organizzate. Come se avessero alle spalle dei servizi segreti. Questo perché conoscono l’identità e la vita di tutti noi che apparteniamo alla corrente ‘Futuro’ di Hariri".